mercoledì 31 dicembre 2014

Pensiero per l'Anno Nuovo


la nostra ragione si allontana dal vero ogni volta che giudica con certezza.

Giacomo Leopardi

Capodanno da vip



Una sera d'inverno, era notte fonda, alcuni uomini  videro sotto i portici di piazza s.carlo un uomo seduto su una sedia colla testa reclinata sul petto,  sembrava che stesse dormendo,   gli premettero i bastoni sul petto per scuoterlo, quello si svegliò, sbadigliò fragorosamente, nell'aria comparve  un'odore di alito cattivo impastato coll'alcol, allora l'uomo che era il più autorevole del gruppo domandò:
Cosa fa qui?
Che razza di idioti, rispose quello visibilmente infastidito per essere stato svegliato e per tutte quelle attenzioni,  me ne sto seduto qui a sonnecchiare avvolto da  un manto di gelo, forse ho bevuto un po' troppo, avrò fatto una stravaganza, una follia, d'accordo, ma lo sapete  razza di idioti, che questa è la notte di capodanno?
Capodanno o no  a noi non ci interessa, quello che volevamo dirti e che  qui fa molto freddo, durante la notte farà ancora più freddo, pertanto faresti bene a lasciare la piazza  e cercarti un riparo al coperto.





















martedì 30 dicembre 2014

Ghostbuster



Dicono che sia un luogo frequentato da giovani,  lo attraversano di corsa oppure camminano , oppure stanno seduti tutto il giorno sulle panchine piazzate lungo i viali che circondano il grande edificio barocco. 
Oggi però è tutto stranamente deserto. 
Nel bar una signora di mezza età, bionda, col naso a punta e le rughe sottili dice che è periodo di vacanza , per questo non si vede nessuno, le chiedono dov'è la biblioteca e se conosce una ragazza di cui fanno il nome. No, non la conosce, la biblioteca è lì, aggiunge e indica il posto, ma adesso è chiusa, no, è aperta, obietta un giovane seduto ad un tavolo, ha la pelle scura e parla una lingua incomprensiblile,  loro ringraziano, pagano il caffè ed escono.
Al desk della biblioteca c'è un'altra donna, giovane, bruna, dall'aspetto gradevole, descrivono la ragazza che stanno cercando, lei sorride e dice che forse si trova nella sala studio, è al primo piano sopra il bar.
Allora  tornano indietro, salgono rapidi le scale, aprono una porta, e dopo un disimpegno un'altra porta, quindi appare un ambiente spazioso e ombroso ma illuminato a tratti dai raggi del  sole che attraversano le pareti che sono vetrate.
In un lato quasi al centro della sala si sente un giovane che dice : sempre caro mi fu quest'ermo colle, sta declamando l'infinito di Leopardi a una ragazza  che sorride  estasiata, nell'altro lato due giovani tengono poggiata la testa sui vetri.
Qui stanno sonnecchiando , si dicono guardandosi negli occhi, e di là stanno recitando.
Scendono le scale lentamente questa volta, come se durante la discesa respingessero l'idea che lei lì non c'è  nè mai la incontreranno altrove.

sabato 20 dicembre 2014

Cipressi


I cipressi dai tronchi affusolati salivano nel cielo, dalla sommità scendevano le anime dei defunti, tenendosi con agilità ai rami dei cipressi. Dentro il cimitero il cancello era aperto, il guardiano, un vecchio rimbambito, aveva dimenticato di chiuderlo, e così i defunti uscirono fuori e si sparpagliarono a migliaia per i vicoli del piccolo villaggio.

Bussarono alla porta, i dormienti distesi nei letti disposti in lunga fila  si svegliarono di colpo,  le spalle  scattarono in avanti, i dormienti per prudenza si coprivano i visi colle coperte, ma gridarono all'unisono in quella stanza buia:
chi è?


martedì 16 dicembre 2014

Arrivo



Arrivò che era una giornata gelida e nebbiosa,
le case non si vedevano, le strade, la  piazza, la campagna lì intorno non si vedevano, 
non si vedeva nemmeno il grande lago ghiacciato.
La nebbia confondeva i contorni di tutte le cose.

lunedì 15 dicembre 2014

Un Sogno

stanotte ho sognato,  è sera, mi trovo in un posto, ci sono dei tavoli all'aperto , nel sogno mi sembra  la bettola dove, anni fa, andavo a prendere il caffè la mattina, (ma nella realtà da sveglio non gli somiglia affatto, sembra una piazzetta di paese), mi siedo ad un tavolo, voglio ordinare una birra, davanti a me le spalle di altri clienti seduti, li vedo di spalle come fossimo al cinema, nasce una discussione amichevole con costoro, non ricordo più a che proposito e intanto aspetto che arrivi un inserviente per ordinare la birra, l'attesa dura parecchio, io mi scoccio, poi viene una cameriera, è carina,  sorride, nel sogno ha un volto familiare (ma in realtà da sveglio non mi ricorda nessuno), non ricordo se arriva la birra, fatto stà che a un certo punto tutti si agitano, arriva un tizio, un'altro dipendente , nel sogno somiglia al bassotto che la sera vedevo alla bettola quando venivo per vedere A.
ha il microfono in mano  e dice (pìù o meno): questa sera festeggiamo A. (non ricordo se si riferisse al suo compleanno), A. è qui, e infatti appare accanto al bassotto, il bassotto continua a parlare, le bevande sono gratis , dice, e tutti i clienti possono ballare con A.
quelle parole del bassotto, l'invito, il ballo, sono come una folata di vento, mi  trascinano al centro della piazza che è diventata una pista da ballo, ci sono altri clienti, poi ecco A. davanti a me, la stringo tra le braccia e balliamo, è uno strano ballo, perchè  camminiamo abbracciati a grandi passi ma sono sorpreso perchè nel sogno A. è bassa , straordinariamente bassa (come B. che è una nana, nella realtà A. è molto alta o almeno così appare nel ricordo).
però non mi sento a disagio, A. oppure B. ( oppure G.? ma G. non è una nana come B. e nel sogno ballavo proprio con una nana) mi sorride  e mentre balliamo abbracciati sento che hai uno strano forte profumo, non riesco a capire cosa sia (in realtà da sveglio capisco che è il profumo di quelle essenze orientali..), ti faccio un complimento per il profumo, tu mi domandi: che profumo è? io rispondo con una sciocchezza che adesso non ricordo più e tu mi dici: come sei furbo o qualcosa del genere.
poi continuiamo a ballare e mentre balliamo mi sveglio.



mercoledì 10 dicembre 2014

gabbiano

Un gabbiano infelice si alzò in volo, polvere e sassi caddero dalla nuda roccia, il cielo era azzurro e limpido il mare, il gabbiano  planava sulle onde del mare, poi aprì la bocca, un rombo di tuono attraversò l'aria, le onde del mare si incresparono, teste di pesci affiorarono dall'acqua, videro il gabbiano, lo salutarono agitando e battendo le pinne, poi sprofondarono negli abissi ed il gabbiano salì in alto nel cielo, adesso l'urlo era diventato una melodia, il disco del sole si mise a palpitare al ritmo della melodia,  il gabbiano  ora scendeva in picchiata, si unirono roteando e cantando altri gabbiani, non era uno stormo e neppure un  tornado, era un'orchestra di pennuti di tutte le razze che suonava, suonava il jazz di sinatra of course.
Il gabbiano era contento, in mezzo a tutti quegli amici canterini e intanto lo stormo si allontanava dalla vista.
Ora il gabbiano è scomparso dietro l'orizzonte, ed il seguito della storia posso solo immaginarlo, ed allora m'immagino che oltre l'orizzonte esista il castello incantato, è un giorno di festa, il gabbiano che è diventato una bellisiima principessa colle guance paffute e le labbra carnose,  è vestita di bianco, è il giorno delle nozze, ma tutti sembrano irrequieti, alcuni pennuti estraggono l'orologio dal taschino, anche la bionda sbuffa nervosetta, qualcuno è in ritardo, ma ecco che arriva ,  è il principe azzurro, è alto quasi quanto la bionda, indossa...

domenica 23 novembre 2014

stop

piove da giorni mesi e settimane, ha cominciato a piovere giusto un'anno fa e da allora non ha più smesso, il grigiore del cielo ha verniciato le  nostre menti, vediamo solo in bianco e nero, il battito dalla pioggia è inarrestabile, si trasferisce nei cuori che infatti battono e non si fermano.
se per assurdo dovesse smettere di piovere...









sabato 15 novembre 2014

rinascite

questa mattina mi sono guardato allo specchio
non ho trovato il mio volto che mi guardava con la solita espressione (quale espressione?) come le altre mattine.
ho trovato un foglio bianco.
un lapis..

venerdì 14 novembre 2014

vola il cappello...


Era un grandissimo artista, ma non poteva ridere, appena rideva gli incisivi sporgevano dalla bocca, le orecchie già a sventola si allargavano ai lati della faccia, uno squittio si diffondeva nell'aria.

E' arrivato topo gigio, sussurravano conoscenti ed estranei,  era un fatto increscioso, ma lui non si perdette d'animo e dopo una rapida riflessione trovò la soluzione:
si intonacò il viso  e con la mascella irrigidita , le labbra serrate e la guancia  allisciata   sbirciò con prudenza  la  figura riflessa dallo specchio, poi  si fece  un selfie;

guardò il display,   lacrime salate le inondarono la faccia intonacata,   il viso prima allisciato si screpolava,  ricominciò a maledire  quella   faccia  che tanto detestava, prese a pugni lo specchio che si frantumava, specchio specchio delle mie brame...

Scusi non vorrei importunarla, ma lo specchio è rotto, ecco adesso si agita, va su tutte le furie, si strappa i capelli persino, e a me tocca cambiare lo specchio per l'ennesima volta , sì sì volo dal vetraio



Simenon





Maigret era seduto davanti alla scrivania, la pipa in bocca e sonnecchiava.
qualcuno poggiò un faldone sul tavolo, il rumore secco lo fece sobbalzare, allora Maigret stirò le braccia e le gambe, fece un lungo sbadiglio, si grattò il gilè che gli stringeva la pancia smisurata poi con aria contrariata cominciò a scartabellare il dossier.
non guardò neppure l'aiutante che si allontanava dalla stanza, troppo preziose erano le informazioni che doveva controllare.



venerdì 7 novembre 2014

succhia e rutta



ecco mormorar l'onde
e tremolar le fronde
e l'aura mattutina e gli arboscelli
e sovra i verdi rami i vaghi augelli
cantar soavemente
e rider l'oriente:
ecco già l'alba appare
e si specchia nel mare
e rasserena il cielo
e le campagne imperla il dolce gelo
e gli alti monti indora
O bella a vaga Aurora
l'aura è tua messagger e tu de l'aura
ch'ogni arso cor ristaura

t.tasso le rime

punto di vista



tacciono i boschi e i fiumi
e 'l mar senza onda giace
ne le spelonche i venti han tregua e pace
e ne la notte bruna
alto silenzio fa la luna bianca;
e noi tegnamo ascose
le dolcezze amorose
Amor non parli o spiri,
sien muti baci e muti i miei sospiri.

t.tasso le rime

caga e muori



le opere d'arte, o per essere più precisi, le Immagini devono sorprendere.
e allora suscita maggior stupore la foto dei giovani nipponici nella SERATA di halloween oppure la foto della donna che "piscia"  nella MOSTRA di Cattelan?
certo, nel caso della mostra le foto sono inserite nella cornice (shit and die) voluta dal curatore, ma il punto di vista di cattelan è un vantaggio per chi guarda , oppure no?

venerdì 24 ottobre 2014

L'Autore del Blog


è giorno chiaro
quest'uomo guarda l'azzurro del cielo
perchè tra poco vedrà le stelle

domenica 19 ottobre 2014

Autunno

il sole tramonta nel cielo azzurro,  un tepore primaverile ti avvolge 
il fiume scorre lì davanti, le anitre scivolano sull'acqua,
 un cane abbaia perchè il padrone non butta la pallina, la corsa dei cani che rincorrono la palla che rimbalza
una folata di vento scuote i rami dell'albero, le foglie giallastre che si staccano 
l'argine del fiume colorato d'arancio.
l'autunno.

Era una notte buia e tempestosa...

Era una notte buia e tempestosa e un carretto trasportava una bara lungo il viottolo in aperta campagna. Una buca fece sussultare il carretto, la bara cadde e si ruppe in più parti, il coperchio della bara si mosse, all'interno una mano unghiuta da vecchio avvinghiò l'orlo della bara, indi comparve una testa con gli occhi neri truccati e incavati, le guance incavate, i capelli untuosi e lucidi colla riga in mezzo, un'uomo dal nero mantello si alzò dalla bara, fece un sorriso imbarazzato, mostrava i  denti canini esageratamente sporgenti che sgocciolavano di rosso.
Dai cespugli lì accanto sbucarono dei giovani con la maglietta e i pantaloncini da atleta, erano zombi, circondarono il carretto e guardavano sospettosi l'accaduto anche una scopa volteggiava nell'aria, poi  scese in picchiata e si fermò poco sopra le teste dei giovani zombi, si mise a oscillare come fosse indecisa quale testa colpire per prima, i giovani zombi guardavano in alto impauriti, infine la scopa si decise e cominciò a colpire forte una dopo l'altra le teste dei giovani zombi che gridarono: ahi!, un fischio arrestò la scopa, comparve una strega , il viso delicato e le labbra color cremisi, un braccio peloso cingeva il suo braccio, era il lupo mannaro, camminavano abbracciati, i giovani zombi, erano due, si sistemarono ai lati della strega e del lupo mannaro , il lupo afferrò la scopa che volteggiava, quindi il gruppetto avanzò  con passo solenne fino al carretto mezzo diroccato. 
Adesso l'uomo dal nero mantello e i canini sporgenti si schiariva la voce, estrasse un libretto dalla giacca, evidentemente doveva leggere dal libro oppure  recitare una formula...







martedì 14 ottobre 2014

Sutura

                    i punti di sutura gli pizzicavano la schiena 
                    le ali dei gabbiani sferzavano l'aria 
                    i vetri della porta vibrarono
                    guancia a guancia

scrutavo l'orizzonte lontano



Scrutavo l'orizzonte lontano, il mare a tratti era calmo ma a tratti era fortemente agitato, un'enorme cavallone si infranse sulla riva, poi i flutti  si ritirarono ed emerse il corpo di una donna adagiato sulla sabbia, ero seduto su uno scoglio vicino, mi dovetti alzare per raggiungerla  e mi  bloccai subito: un granchio grosso  come la mia mano aperta aveva conficcato la chela nell'alluce, urlai per il dolore e per attirare la donna, ma chiaramente lei non  poteva soccorrermi, era svenuta o forse era morta, 
dovevo soccorrerla per cui levai il granchio dal piede con una pedata e  mi ritrovai circondato da decine di granchi minacciosi con le chele alzate, ero di nuovo bloccato, la donna emise come un gemito convulso e i granchi si spostarono a ventaglio aprendomi un varco.
Raggiunsi con un balzo la bionda, le voltai le spalle, notai le guance paffute e  le labbra carnose,  adesso sembrava di nuovo svenuta, stavo per premere le mani sul petto per farle il massaggio cardiaco quando sentii una voce proveniente da chissà dove che diceva: respirazione bocca a bocca. Avvicinai la mia bocca alla bocca della donna che si schiudeva, adesso  sentivo premere un braccio sul collo, sentivo la lingua...

domenica 12 ottobre 2014

Stiletto

era un dandy
vestiva solo "il brand tal dei tali"
era una bionda
calzava stiletti neri tacco 12
una volta le cadde la borsa per terra
era una grande borsa di pelle nera
dalla borsa rotolò una mela
il dandy si piegò per raccoglierla
notò l'altissimo stiletto nero
e sotto lo stiletto come sollevata
la suola rossa
si disegnò nella mente del dandy
il colore degli slip della bionda

venerdì 26 settembre 2014

Un Fiore di Campo

...è un fiore di campo dai petali bianchi 
il vento scuote lo stelo  che ondeggia nell'aria
compare uno sguardo e  i petali bianchi si curvano e nascondono il timido viso
scivolava sulle onde del mare il fiore di campo
e passarono i giorni i mesi e gli anni e poi un bel giorno 
un raggio  del sole nascente accarezzò il fiore di campo 
i petali si aprirono piano 
il disco  del sole riscaldò il cuore del fiore di campo 
divenne una fiamma che arse d'amore, esplose nel cielo
polvere di stelle che cade 
durante la notte 
lo osservi
ti avvolge 

lunedì 22 settembre 2014

Murazzi

Una bruna colla testa fasciata corre lungo l'argine del fiume, incrocia un uomo che  forse non conosce, lo saluta con un sorriso, poi  si ricorda di qualcosa, si ferma, urla qualcosa all'uomo che si sta allontanando, un sibilo colpisce l'orecchio dell'uomo che si volta, torna indietro, adesso l'uomo e  la bruna si fronteggiano, lei tiene il collo allungato, chiude gli occhi e gli porge le labbra sporgenti, l'uomo accoglie l'invito, quindi si baciano,  adessso la bruna respinge l'uomo che sembra infoiato, non la vuole mollare, ma lei deve proseguire, vuole aggiornare il suo record, riesce  a liberarsi dalla stretta e riprende a correre.
Un uomo seduto sull'argine è intento a pescare, ma sembra sonnecchiare, uno strattone della lenza lo sveglia di soprassalto, tira la canna, la lenza vola nell'aria, il barattolo legato all'amo disegna un semicerchio nell'aria,  rimbalza sulla testa della bruna, che comincia a barcollare , si tuffa nel fiume...

senza titolo


   un sorriso abbatte il dolore del mondo
   un rutto espelle l'aria dallo stomaco

giovedì 11 settembre 2014

Frullato d'Immagini



 









Era un laboratorio ed un uomo stava togliendo lo sportello laterale di un computer per vedere cosa c'era dentro, un vociare indistinto lo distrasse, si sporse dal balcone , era al terzo piano e sotto, nella piazzetta c'erano uomini e donne che  facevano circolo intorno ad un'automobile.
Era un auto nera, dal design accattivante, affusolata come lo sono i  delfini o gli squali, a vederla avevi l'impressione che l'automobile dovesse prendere lo slancio per tuffarsi nel fiume che scorreva  vicino alla piazzetta. Invece l'auto rimaneva lì ferma mentre il fiume scorreva rapido, indifferente a tutto.
Sul viale frondoso che affiancava l'argine del fiume c'era una ragazza seduta su una panchina, aveva poggiato la bici sulla ringhiera e leggeva un libro, le gambe accavallate, la bottiglietta di acqua minerale a portata di mano.
In fondo al viale  un uomo cronometrava correndo la corsa del suo cane, un altro uomo sonnecchiava seduto su una panchina lontana.
Lo spettacolo dell'auto, del fiume, della ragazza e tutto il resto mi aveva distratto per parecchio tempo, alla fine tornai in me, chiusi la finestra del balcone e controllai l'orologio.
S'era fatto tardi, calava il crepuscolo sulla piazza, chiusi il laboratorio ed uscii di casa. Quella notte  ci sarebbe stata la luna piena, sentivo un ululato lontano, il sangue mi guizzava nelle vene.

lunedì 8 settembre 2014

E' solo un ritratto

Sì.
È solo un  ritratto
un sorriso forzato
digrigni i denti
occhi grandi abbassati
sei imbarazzata
risata che sta per esplodere
la vuoi soffocare
ci riuscirai?
Immaginare come andrà a finire
mission impossible
mi sono voltato
sigilli con la mano la bocca
uno scroscio riempie la stanza
tuoni e fulmini
ti stai sbellicando
convulsioni del ventre
rotolare sulla superficie del mare
è un atto di fede.
Sì.

martedì 2 settembre 2014

La Via del Satori

Era una stanza di media grandezza con le pareti di legno ed un tetto particolarmente basso; ero seduto sul pavimento al centro della stanza, le gambe incrociate e il busto eretto, davanti a me un  tavolino  e poggiata sul tavolo una tazza d'argilla di rozza fattura.
Se volevo muovermi nella stanza , oppure uscire, non potevo alzarmi, avrei sbattuto la testa contro il soffitto, potevo solo strisciare carponi le ginocchia e le mani per terra, una faccenda piuttosto complicata, per cui era meglio restare seduto.
In un'angolo della stanza c'è un'uomo di bassa  statura , è in piedi,  ha il codino e guarda con aria assonnata un recipiente poggiato s'un fornello acceso. Quando l'acqua nel recipiente inizia a bollire, (me ne accorsi dal rumore del gorgoglio), costui toglie il recipiente dal fornello  e un rotolo di seta  grigia frusciante si sposta rapido nella stanza come fosse un tornado.
D'un tratto mi si para davanti un vecchio col pizzetto e la barba rada, era sicuramente un cinese, un timido sorriso gli increspa  il  pallido viso, questo cinese, ma può darsi che fosse giapponese o cambogiano, posa sul tavolo un vassoio, sul vassoio la caraffa d'acqua bollente e una ciotola, versa    nella tazza l'acqua bollente e   una polvere verde prelevata col mestolo dalla ciotola. 
Un'odore pungente mi pizzica il naso, mi strofino il naso  col dito, poi mescolo con un frustino l'infuso, adesso ha un colore  delicato, come di giada, avvicino l'infuso alla bocca, ne bevo un sorso, ha un sapore aspro ed amaro, ci vuole lo zucchero, penso , ma il presunto cinese pare abbia letto nei miei pensieri, sembra contrariato, muove il dito indice sulle labbra appuntite, io però sono imbarazzato, l'intruglio è imbevibile, una folata di vento spalanca la finestra, un turbine di foglie riempie la stanza,  le foglie cadono giù come una pioggerella,  la finestra si richiude lentamente, sono ricoperto di foglie, anche la mia donna è ricoperta di foglie, soffio vigorosamente, le foglie volano via,  lei prende la tazza dagli orli seghettati, l'avvicina alle labbra, beve tutto il contenuto, poi avvicina le sue labbra alle mie labbra, adesso le nostre bocche si congiungono, è la cerimonia del tè.















giovedì 7 agosto 2014

Haiku

tipico haiku giapponese

un antico stagno
vi salta una rana
il suono dell'acqua

anche questo è un haiku

è la bettola al centro
verso il prosecco nel calice
una mano solleva il bicchiere
la testa si piega all'indietro
glu glu
glu glu..


domenica 27 luglio 2014

Ritorno



Sono tornato. Me ne sto col pugno chiuso davanti all'uscio della sua casa e mi accingo a bussare.
Pero` mi trattengo. Lei è sicuramente dall'altra parte della porta e mi aspetta, anzi sono io che ho la folle speranza che lo faccia, anche se sono un'estraneo per lei.
L'ho conosciuta per strada, quel giorno pioveva a dirotto,  lei mi è passata davanti, i nostri sguardi si sono sfiorati, ed è bastato ciò perchè non dimenticassi il suo volto. Ed  ora sono tornato per rivedere quel volto e quegli occhi limpidi come un lago ghiacciato; e quindi mi trovo davanti alla porta di una casa qualsiasi, ma esito prima di bussare.
e se una volta entrato la trovassi cambiata al punto da non riconoscerla affatto?

sabato 26 luglio 2014

Justine




La mia fidanzata si chiama Justine. Ha i capelli lunghi che da lontano sembrano quelli di un marine, il naso straorinariamente mobile, ora è lungo ed aguzzo, a tratti sembra adunco come quello di uno sparviero ma delle volte pare schiacciato come se fosse premuto contro una parete di vetro. I suoi occhi grandi e spalancati, che ti guardano sempre con un'aria di stupore come se il mondo intero sgorgasse per la prima volta davanti a lei in tutta la sua meraviglia, anche i suoi occhi, dicevo, di un colore azzurro pallido tendente al bruno, sono semplicemente occhetti di fanciulla, ora vispi, ora assonnati.
Justine è molto alta,  quando indossa i suoi vertiginosi tacchi a spillo mi tocca piegare il collo e guardare in alto per scorgere la sua testolina che ondeggia nel cielo azzurro, però quando indossa calzature normali è straorinariamente bassa, e la devo prendere in braccio se la voglio baciare.
La mia fidanzata si dice che fa la cassiera, in quale bettola lavori non saprei dirlo, lei non me l'ha mai detto, o forse me l'ha sussurrato mentre mi mordeva l'orecchio ma io devo non aver capito. 
la sera, quando torna a casa  dal lavoro mi mette davanti al naso le sue manine lisce ma a tratti secche e screpolate e allora mi vien da pensare: che razza di lavoro fai?
Io non le faccio mai domande indiscrete, ma una volta mentre eravamo a letto nudi e la passione ci travolgeva mi rivelò ansimando che alliscia le pizze nella pizzeria sottocasa.
Quando stiamo insieme mi piace baciarla sul collo, stringerla sul mio petto, accarezzarla sul dorso e lei inarca la schiena e struscia la guancia sulla mia mano come se volesse farmi le fusa e non mi sorprenderei se si mettesse pure a miagolare.
Justine ha un'autentica passione per i social-network, che io viceversa detesto.Li considero un miscuglio di guardonismo ed esibizionismo mentre lei crede che siano una sorta di paradiso terrestre.Un paradiso artificiale! obietto io.
Fatto sta che mi tocca stare collegato alla rete tutto il giorno ed essere pronto a corrispondere al volo approvando tutti i pensieri che le passano per la testa, più o meno intelligenti, più o meno strampalati.
Ultimamente però non si è connessa.Io  allora mi sono allarmato,  sono uscito dalla mia stanza, ho bussato alla porta della sua stanza, abitiamo nello stesso piano, ma non  ha risposto nessuno.Allora ho girato la maniglia e sono entrato, ma lei non c'era, mi sono avvicinato al tavolo, ho staccato la presa che connette il monitor al computer e, non so perchè, mi sono messo a sbirciare dentro il cavo come se cercassi qualcuno.

Effetto Mozart



una voce canticchia nell'aria, non mi accorgo della tua presenza, o forse sto solo fingendo , una bionda mi si para davanti , tiene premuto  tra l'indice ed il medio un bel sigaro, mi fai accendere? mi dice,  inspira il fumo del sigaro, le tolgo il sigaro acceso dalle dita, lo poggio sul tavolo, la stringo a me quasi con violenza , ti sfioro  la guancia con le labbra, una nuvola di fumo che profuma di rose, ti ho portato le fragoline di bosco, mi sussurra nell'orecchio, sei tu la mia fragolina, ti sussurro nell'orecchio e ti voglio assaggiare, e tu sei il mio lampone, mi dice ridendo, anch'io ti voglio assaggiare, marmellata di frutti di bosco, di mirtillo , la mia preferita, è un gioco erotico? la musica di mozart nell'aria, ma questa è la piazza col duca a cavallo, un teatro all'aperto, lunghe file di spettatori seduti,  giovani accovacciati per terra, il duetto d'amore del flauto coll'arpa,   ti guardo negli occhi , ti bacio, tutti nella piazza si baciano mentre là sul palco il nano di salisburgo  dirige l'orchestra sognando 












giovedì 24 luglio 2014

mi stai aspettando

mi stai aspettando, dobbiamo andare insieme al concerto ed io devo venire a prenderti, però non arrivo, telefoni ma non risponde nessuno,  non pensi affatto che  mi sia dimenticato dell'appuntamento, temi che mi sia capitato qualcosa e allora ti stacchi dal muro dove tieni appoggiata la testa  e vieni a cercarmi.
arrivi a casa e  cosa trovi?
sono disteso sul letto e guardo il soffitto, entri e perlustri la stanza, ti accarezzo la guancia per farmi perdonare di averti trascurata, non trovo le parole ma ti guardo negli occhi  per farti capire che forse ho sbagliato qualcosa , vedo che sei contrariata ed io sono d'accordo con te e  al tuo posto spinto dalla stizza e dalla disperazione  non esiterei ad alzare l'ombrello e a romperlo sulla mia testa.

venerdì 18 luglio 2014

nella vita accadono cose strane


un'auto piccola ma rosso fiammante, la tua mano è attratta dalla maniglia cromata di lucido, una leggera pressione, click, la portiera si apre, poggi le spalle sul morbido velluto giallo, inserisci la chiave, stai per accendere il motore ma ti fermi , pensi a qualcosa , poi ti volti, apri la portiera, una coppia di barboncini che scodinzolano con la lingua penzoloni, saltano dietro sui sedili,chiudi ma i barboncini si mettono ad abbaiare, senti dei colpi sulla porta, apri di nuovo, palline che rimbalzano e saltellano nell'auto, si sistemano accanto ai cagnolini.
ora sei perplesso,nella vita accadono cose strane alle volte,  però puoi partire, accendi il motore, guardi disteso la strada deserta oppure affollata, una mano di donna si posa sul dorso della tua mano che afferra il pomello del cambio.ti irrigidisci per la sorpresa, ti volti e vedi  due occhi nerissimi, vi guardate come teneri amanti, avvicini il tuo viso al suo viso, attrazione fatale!  la leva del cambio si muove, le ruote che sgommano, una coppia di canarini   s'inseguono nel cielo mentre baci quelle labbra dipinte di rosso scarlatto.

giovedì 17 luglio 2014

grissino



sei tornato a casa, avvilito, grasso,col pancione, sei sudato,quasi puzzolente, indossi una camicia sbottonata con un nodo sopra l'ombelico, o forse una cannottiera corta, guardi nel frigo, è vuoto, guardi nella dispensa, tutti i cassetti vuoti, anzi no, in fondo scorgi un pacco di grissini, emetti un sospiro, ora sei seduto, i grissini sul tavolo, ne sfili uno, lo avvicini agli occhi, tieni le due estremità con le mani, è lungo, sottile , odora di forno, lo spezzi,è uno scroscio come  un'onda che s'infrange e infatti sei sulla spiaggia, prendi il sole sotto l'ombrellone, c'è una bibita  e..i grissini allettanti, ne prendi uno, questa volta non lo spezzi, l'avvicini alla bocca, lo mordi, il grissino  si frantuma nella bocca, rumori che sembrano tuoni, piove a catinelle , sei in mezzo ad un incrocio, corri per ripararti, ora sei in un luogo asciutto e cosa fai? tiri fuori un grissino dalla tasca, ma sei dubbioso, strusci il ditone sul dorso del grissino, è ruvido al tatto, senti un sibilo, un venticello ti accarezza il viso, è una tavolata in campagna, ma sei solo, nel piatto grissini che si avvolgono dentro tenere fette di prosciutto, crudo

domenica 13 luglio 2014

Bungalow


Seduto al tavolino di un bar all'aperto, avvicini il calice alla bocca, solo un piccolo sorso, è un vinello, allora bevi un altro sorso e poi un'altro ancora, alle tue spalle il sole è appena tramontato o meglio si è nascosto dietro palazzi e palazzine,  guardi   il viale col traffico d'auto, in fondo al viale la cupola di una chiesa e le colline e dietro le colline  scorgi un bagliore, è il sole che che fa capolino.
Ti alzi estasiato, la cameriera si avvicina trafelata, quasi correndo: le devo dare il resto, ma io non ho pagato, qui ognuno paga per un'altro, ti dice, ed io per chi dovrei pagare? ma la cameriera è scomparsa e allora vai  via, cammini sotto i portici, il flusso dei passanti ti trascina, è un'onda che travolge questi sciocchi pensieri, finisci sott'acqua, però sai nuotare,  risali agitando le gambe, le scarpe e la giacca ti danno fastidio, anche la camicia, te ne liberi, adesso nuoti con vigorose bracciate, devi raggiungere un punto preciso, hai un appuntamento.
Hai nuotato diverse ore, sei stanco morto, un'onda ti butta sulla riva, sei disteso sulla sabbia, il sole in alto nel cielo, un piede ti accarezza la guancia e  una voce sensuale sopra la testa  : finalmente sei arrivato, dove sono le chiavi del bungalow...


sabato 12 luglio 2014

Carmelo Bene, qualcosa d'incongruo



io voglio portarvi nell'incongruo adesso voglio portarvi fuori dall'ovvio fuori dal logico..quel signore nel saloon che vede una mostra di quadri dice "no questo non lo capisco non lo capisco" e poi aggiunge puntualmente il borghese "eppure non sono un cretino", chi gliela detto di non essere cretino?

giovedì 10 luglio 2014

lo Swing di Sinatra nell'Aria




è la bettola al centro, lo swing di Sinatra nell'aria, un saltello e un Tac con i tacchi,
levi il cappello, lo lanci nell'aria, ruota il cappello nell'aria,
si posa planando sul ramo di un'albero, è un giardino la bettola al centro!
qualcuno ti leva giacca, la cravatta.. no la cravatta no,
qui c'è lo sgabello: prego si sieda, i gomiti puntati sul banco, 
le mani intrecciate sul mento,
la barista, svolazza la chioma nera ondulata ,
ti accarezza le guancie, ti avvolge,
bocca dipinta di rosso scarlatto, ma questo è un bacio!,
lo swing di Sinatra nell'aria,
la ballerina della bettola al centro

lunedì 7 luglio 2014

aveva la sigaretta tra le dita

Premeva la sigaretta  tra le dita , una nuvola di fumo avvolgeva il capo che si vedeva appena, aveva pure un cappuccio sul capo, un uomo si avvicinò, soffiò vigorosamente, il fumo si diradò, la donna alzò le braccia , anche il cappuccio si sollevò e allora   la strinse forte a se, lei lo respingeva facendosi scudo con le braccia  mentre lui con la mano le teneva la nuca che lentamente avvicinava al suo viso.

Era d'Estate



Era domenica pomeriggio
stavamo nel letto abbracciati.
Era d'estate ma cadeva la neve, 
la camera era riscaldata, 
giacevamo sopra il piumino pesante

domenica 6 luglio 2014

Il Duca a Cavallo

E' una nobile ed antica città. al centro della piazza, circondata da portici e colonnati, si può ammirare la statua del Duca a Cavallo che, così narra la leggenda, sta per sguainare la spada ed attaccare il nemico ululante. secondo un'altra leggenda il nostro eroe, finita la battaglia, sta rinfoderando la scimitarra insanguinata. un'altra leggenda racconta che il presunto duca in realtà è un'acrobata da circo travestito da guerriero a cavallo mentre doma un puledro imbizzarrito.Ancora un'altra leggenda tramanda che il destriero stanco del duca o dell'acrobata circense sta per disarcinarli, liberandosi così del loro insopportabile peso.
e tuttavia l'enigma di quella lama semi-sguainata.. 

Il vento liberava i suoi capelli


le stringevo le spalle sul mio petto,
 il vento liberava i suoi capelli che mi accarezzavano il viso

Paperino

Una papera avanzava nel placido fiume muovendo sott'acqua le zampette palmate . Dietro, la seguivano in lunga fila i suoi paperotti.Ogni tanto si tuffava, immergendo nell'acqua prima il collo e poi tutto il corpo, solo le zampe sbucavano in superficie.Insegnava ai paperotti le tecniche di pesca,loro la imitavano, e si immergevano a loro volta sott'acqua appresso alla madre.solo un paperino era rimasto un pò indietro, non si curava delle lezioni della madre, sembrava assorto a contemplare il disco del sole che, tramontando, colorava di rosso le nuvole che lo cerchiavano.All'imrovviso delle fauci gigantesche emersero dall'acqua, dopo le fauci i lobi sporgenti di due occhetti brillanti ed infine il tronco e poi la coda di un gigantesco alligatore.Tra i due si svolse il seguente dialogo:
-Ciao paperino, lo sai che ti devo mangiare, sono due giorni che non mangio.
-la prego signor alligatore, sono piccolo, io non potrei sfamarla anche se volessi, perchè non aspetta tre mesi, quando sarò bell'e cresciuto? Nel frattempo ci penserà mia madre a sfamarti con trote e merluzzi, è molto brava nella pesca.
L'alligatore lo guardò assai interessato:
-Voglio dieci trote e venti merluzzi al giorno.
-Certamente!
-E pure venti verdesche.
-Affare fatto.
-Ma non credere che mi accontenti della tua parola d'onore.Allora tirò fuori dalla tasca sul ventre- un alligatore con le tasche!- un foglio di carta asciutto,afferrò il paperino per il collo, immerse il becco del paperino nell'acqua che in quel momento si colorava stranamente di nero, e lo premette sulla carta, come se volesse farlo firmare.

la vedo tutte le mattine



 


si chiama Giada, è di colore scuro con riflessi giallo verdi, è morbida al tatto e , come tutte le giade,  tintinna sonoramente quando la si fa sballottare di qua e di la. 
questa Giada però non è una pietra preziosa, o meglio, i capelli lunghi e ondulati, gli occhi vivaci, e la grande bocca sempre spalancata , non la fanno sembrare tale.
Giada la vedo tutte le mattine  nell'affollato bar  adiacente alla grande  piazza che si trova al centro della nostra vivace cittadina.La saluto mentre parlotta con altri avventori, ed infatti non si accorge di me, poi bevo il caffè che il barman poggia sul banco senza che io abbia ordinato alcunchè e infine, lei è una cassiera, incrocio quegli occhi neri che abbagliano la vista, ed io , con la mente offuscata da cotanto bagliore, esco barcollando di qua e di là, non mi accorgo del lampione che si alza davanti a me, vi sbatto il naso...

sabato 5 luglio 2014

Una grande Aula

 

una grande aula dove si tengono lezioni o forse una sala  per conferenze o un bivacco per turisti stanchi. ci sono uomini e donne , giovani e meno giovani, sembra che  da qualche parte stia suonando un campanello, c'è agitazione, qualcuno si gira d'istinto nella direzione del suono, c'è chi chiude il portatile,qualcuno si alza raccogliendo borsa e scartoffie, si formano capannelli, alcuni studenti (ma forse sono turisti o giornalisti) guadagnano l'uscita.
in mezzo a tutto questo trambusto, io che sono l'usciere non posso fare a meno di notare la giovane donna bruna dalla bella fronte spaziosa seduta, con la testa china sullo smartphone poggiato sul tavolo.
è concentrata sul numero che sta componendo? sul profilo che sta consultando? direi proprio di no, perchè
non fa che abbassare e poi alzare la testa, come se si stesse addormentando e poi svegliando in continuazione...


Ed era una Strega



Era bionda, aveva i capelli corti e ricci, le labbra sottili, gli occhi grandi da bambola, il naso adunco ed il tutto dentro un volto ovale attaccato ad un collo che fuoriusciva da un corpo slanciato.
Ed era una strega, ma non era affatto una strega all'antica, col cappello e il mantello nero, la scopa in mezzo alle gambe, che volteggia nel cielo stellato.
No, lei era una strega moderna e tutte le sere la potevo ammirare in un bar scelto a caso al centro della nostra bella cittadina. 
indossava un gonnellino nero e cortissimo ed era intenta ad eseguire il suo numero d'alta magia: seduta su di uno sgabello inesistente, le mani sui fianchi, accavallava con lentezza esagerata le sue gambe flessuose e lunghissime.

Calice




                                è la bettola al centro
                                verso il prosecco nel calice
                                una mano solleva il bicchiere
                                la testa si piega all'indietro
                                glu glu
                                glu glu...

Amica Cara



amica cara, è passato tanto tempo, ma quando ti penso un'immagine sbiadita  affiora nella mente e allora  mi delizio a  guardarti, sei seduta su quello sgabello, il  vestito nero dal generoso decoltè,  scopri come un sipario   le tue magnifiche cosce, sei generosa , ti lasci andare nell'arte della seduzione, ti lasci andare a tal punto che ti scappa una ...puzza, sei  un po' sorpresa, metti la mano sulla bocca , ma non hai pronunciato parolacce,no  carissima, era proprio una scorreggia, fai finta che non è successo niente, emetti un fiuuuuu! con le labbra socchiuse come per allontanare un odore sgradevole, ti ricomponi o almeno ci  provi , pieghi il busto in avanti la testa all'indietro e ti accarezzi le cosce ,mi vuoi sedurre? ma dura solo un attimo, ti accasci subito, la vergogna per la puzza è troppo forte e soprattutto è troppo forte l'odore sgradevole che riempie  la stanza,  ti sorrido per rincuorarti, ti prendo tra le braccia, ti sollevo  e ti porto accanto alla finestra, la apro, che ventata d'aria fresca! e finalmente ti adagio sul radiatore lì vicino.
ti sei ripresa, vuoi essere consolata per lo spavento ed io ti consolo, ti prendo  di nuovo tra le  braccia , ti adagio sul letto, adesso il sipario è tutto sollevato ti sfilo gli slip neri, facciamo l'amore.
ti ho strapazzata, sei disfatta ma soddisfatta nell'intimo, ed io nel letto mi delizio a guardarti,  ti stai rivestendo, il rossetto che  struscia le labbra..

giovedì 3 luglio 2014

Giustina

Mano nella mano scendiamo la scaletta, l'aereo è appena atterrato, ci guardiamo negli occhi e sorridiamo, lì davanti  il paradiso tropicale col mare azzurro, la sabbia rovente, i coralli ed i pesci volanti.
Un uomo colla divisa militare e il largo sorriso ci viene incontro, ha la pelle scura, gli occhiali da sole scuri, si presenta scattando rigido sull'attenti,  poi  indica col braccio  disteso un punto che dobbiamo raggiungere e ci invita a seguirlo.
Ci guardiamo perplessi, io e la mia Giustina, sembra quasi uno scherzo, ma ci accodiamo curiosi di sapere il seguito della storia.
E` una palazzina in stile moresco col grande portone di legno finemente decorato, il militare apre una porticina laterale , attraversiamo un corridoio semibuio, lungo e stretto, alla fine uno stanzone colle grandi finestre attraversato dai raggi del sole ci accoglie.
Al centro della stanza un'altro militare, è seduto su una poltrona, ci volge le spalle, le gambe distese   sulla  scrivania,  le mani intrecciate dietro la nuca e sembra sonnecchiare, dobbiamo girare intorno alla scrivania per guardarlo negli occhi, è  giovane,  la camicia con le stelline da ufficiale semi sbottonata fuori dai pantaloni, si alza in piedi sorridendo e ci saluta con un lieve inchino, che noi ricambiamo.
-Lei è il sig. Cuper, vero?  - Annuisco- La riconosce quella foto? Ed indica coll'indice una gigantografia appesa alla parete.
In effetti nella foto c'è un uomo vestito da clown col piffero in bocca,era il mese scorso ed era la festa del mio compleanno, c'è  una scritta sul poster, RICERCATO, ed un numero che sembra una taglia.Come sarà finita quaggiù la mia foto?  Penso allibito e stringo istintivamente la mano della mia Giustina che mi guarda anch'essa allibita.
-Si, sono io- rispondo- però non capisco come si finita qui questa foto.
-Quella foto-scandisce serio l'ufficiale- è stata prelevata dalla stanza della principessa Jasmina...
La mia Giustina scoppia in un pianto fragoroso.
-Mi tradisci in continuazione- dice singhiozzando- Eld io sono sciocca a credere  alle tue false promesse di pentimento e a perdonarti ogni volta.
L'ufficiale interviene   per rincuorare la mia Gustina.
-Beh,signorina, deve sapere che il suo fidanzato ha commesso un reato piuttosto grave nel nostro paese, ha sedotto e abbandonato la figlia del sultano, la principessa Jasmina ed è stato condannato alla pena di morte.L'impiccagione verrà eseguita domani mattina.
le parole dell'ufficiale non sembrano rincuorare la mia Giustina che riprende a piangere e a singhiozzare.
-La prego signor comandante non potrebbe rimandare l'esecuzione a dopo la fine della vacanza? Il mio fidanzato è sempre in viaggio per lavoro, adesso capisco cosa fa veramente durante i suoi viaggi, io vivo sempre da sola ed un'occasione come questa per svagarmi non so proprio quando potrà capitarmi di nuovo.
-Mi dispiace signorina, ma le leggi nel nostro piccolo regno sono ferree e non prevedono eccezioni di sorta,
Il patibolo è  pronto nel piazzale della caserma ed il boia sta preparando l'attrezzatura per l'esecuzione che si svolgerà alle 9 in punto.
L'ufficiale si avvicina alla finestra, fuori c'e una piazzetta, al centro  della piazzatta una specie di palco, ai lati del palco dei lampioni da concerto e sopra il palco un  patibolo da cui penzola una lunga fune che un uomo immerge dentro una vasca piena d'acqua schiumosa. Costui è basso, tarchiato, ha la corporatura massiccia e le spalle  larghe, tipiche del boia, è inguainato in un'abito di pelle nera che lascia nudi i polpacci, il petto e le braccia e porta un cappuccio sempre di pelle nera aderente alla testa da cui spiccano due fessure luminose, tipici occhetti da boia. E' così perfetto che sembra un'attore, sembra finto!
Quel trafficare del boia con la corda e col sapone mi mette a disagio, mi accarezzo istintivamente il collo, certo con Giustina avrei risolto ogni cosa, l'avevo tradita tante volte, lei lì per lì mi aveva lasciato,  poi ogni volta riuscivo a convincerla a tornare da me, vuoi con la parola giusta, vuoi col regalino giusto,che volete,io con le donne ci so proprio fare.
Però questa volta c'erano di mezzo il patibolo e il boia tarchiato. Devo sottrarre il mio collo alla stretta del nodo scorsoio, penso,mentre lì fuori sul palco il cosidetto boia  agita la mano, come se volesse richiamare la mia attenzione. Mi sporgo dalla finestra, il boia poggia su  una sedia un cucciolo di labrador dal pelo bianco, gli infila  la corda nel collo, stringe lievemente il nodo scorsoio mentre il cucciolo gli lecca le mani, poi tira  giù la corda, il cucciolo sale su  ed infine lo vedo penzolare sul patibolo.Non ha emesso neppure un guaito, evidentemente il nodo scorsoio insaponato ha lavorato efficacemente.Ora il boia molla la corda ed il cucciolo ricade con un tonfo sulla sedia.Rimane lì immobile, il boia volge lo sguardo dal batuffolo bianco alla piazzuola vuota e fa un'inchino profondo, come  gli attori  alla fine dello spettacolo  mentre ringraziano  il pubblico che applaude. 
-La prova è riuscita molto bene!- mi sento dire alle spalle.
-mi raccomando, faccia qualche esercizio con il collo questa sera quando è in albergo. Domani tocca a lei, ci sarà molto pubblico e lo spettacolo deve riuscire.

E' una Mattina Limpida col Cielo Azzurro

è una mattina limpida col cielo azzurro, chiudo il portone ed esco di casa, cammino molto svelto, penso al lavoro che mi attende, però mi distraggo e non mi accorgo di avere sbagliato strada,  mi ritrovo in una viuzza buia e deserta, ai lati della via  portoni di legno e finestre sbarrate coperte di polvere, un cigolio attira la mia attenzione,  una porta semiaperta oscilla sui cardini, sono incerto se attraversare la porta, una grande stanza buia e in fondo alla stanza una scala fatiscente che conduce al piano di sopra.
Una nebbiolina grigioazzurra  scende dal soffitto, sul pavimento ci sono scatole di cartone piene di bottiglie di latte, una voce di donna risuona da sopra le scale, l'hai comprato il latte? seguono grida confuse e forti di bambini,  prendo due bottiglie di latte e salgo con cautela le scale.
Lei è giovane  ha gli occhi grandi e scuri,  le mani  sui fianchi,  due bimbi (una femmina ed un maschio) attaccati alla gonna  mi guardano con le bocche grandi e gli occhi silenziosi.  
La donna mi indica con lo sguardo l'ingresso di una stanza, è uno stanzone illuminato fortemente da una lampada appesa al basso soffitto, pullula di bambini urlanti che appena mi scorgono, mi vengono addosso, mi tirano per la giacca e i pantaloni e mi chiamano papà.
La cosa mi diverte, sorrido solo un'istante però.
Cosicchè questi bambini sarebbero tutti figli miei, e scommetto che lei è la madre e quindi mia moglie, vero?  dico alla donna  tra il divertito e lo sbigottito.
Certo Alfredo,  sono tutti figli tuoi ed io sono una delle tue mogli. Ti sei dimenticato di avere undici mogli e ben trentotto figli?
Io non mi chiamo Alfredo,  le dico stizzito, e dove sarebbero le altre  dieci mogli?
La donna schiocca le dita della mano davanti al mio naso, come quando si da il segnale d'ingresso a chi sta dietro il palcoscenico, una porta in fondo alla stanza si apre ed escono in fila indiana numerose donne,  mi rifiuto di contarle, hanno tutte il viso velato, il bacino e l'ombelico scoperti, gonne lunghe bianche e azzurre.
Fanno un ampio cerchio intorno a me, una musica orientaleggiante inzia a suonare,  non capisco da dove proviene, le presunte mogli si avvicinano ed io vedo  fianchi che vibrano impazziti, come percossi da vigorose staffilate. 
Un boato improvviso interrompe quello spettacolo indecente, mi precipito fuori dalla stanza, la scala è crollata, precipita giù,  non si vede il fondo, solo una nuvola di polvere e ora anche l'appartamento si mette ad oscillare è crollato l'ancoraggio che lo legava al suolo e sale leggero e silenzioso con il suo popoloso carico umano, lassù nel  cielo trapuntato di stelle.

mercoledì 2 luglio 2014

la bellezza del tuo sguardo



Una paperina se ne stava una mattina sulla riva del fiume e guardava il sole  che si alzava nel cielo quando qualcosa la picchettò dietro sul collo. Era l'unghione appuntito che spuntava dal ditone di un grosso alligatore di fiume, stava diritto sul tronco, mostrava un largo sorriso, un pesciolino si dimenava tra le fauci.
Era vestito in modo strano l'alligatore di fiume, tutto il suo aspetto era strano, aveva una capigliatura bionda e liscia, sembrava una parrucca, con una bella riga nel mezzo, le grosse ciglia che contornavano gli occhi languidi, una giacca nera a larghe falde, la camicia bianca con la cravatta celeste e l'immancabile rosa rossa appuntata sul petto.
Le porse, inchinandosi profondamente il pesciolino ,la paperina accennò ad afferrarlo col becco  poi lo lasciò cadere per terra,quindi il presunto alligatore le disse:
-Carissima, è da tanto tempo che sono segretamente innamorato di lei, la prego di credermi ed accetti il pesciolino in segno della mia devozione.
La papera lo squadrò sospettosa.
-Ma non si vergogna, grande e grosso com'è, a infastidire una paperina piccola ed indifesa? Se non va via subito chiamo i miei fratelli.
-I suoi fratellini non possono aiutarla, lavorano al mio servizio, devono pescare un quintale di pesci ogni giorno, altrimenti me li pappo uno dopo l'altro.Eccoli lì, sulla mia barca- e indicò col muso in mezzo al fiume l'esile barchetta con una bella vela bianca che pullulava di paperini.
-E' sua quella barca? E mi porterebbe sull'altra riva del fiume? Desidero tanto conoscere il mondo-disse la paperina.
-ti porterò sull'altra riva, e poi percorreremo insieme a ritroso il fiume fino alla sorgente sulla montagna incantata, e poi scivoleremo rapidamente fino alla foce, dove il fiume si congiunge all'acqua del mare e  attraverseremo insieme in lungo ed in largo gli oceani sterminati.
-E non ti sembra di correre un po troppo? Io non so nemmeno come ti chiami- disse la paperina ed intanto afferrava col becco il pesciolino, lasciato prima cadare per terra e lo inghiottiva voracemente.

Arricciò le labbra

 

Arricciò le labbra, chiuse gli occhi e mi baciò livemente la guancia.
La lunga chioma dei suoi capelli neri ondeggiava nell'aria, mi sfiorava il naso ed io starnutii fragorosamente.
Il colpo d'aria che ne seguì la fece stramazzare a terra.
Aveva perso i sensi , cosicchè  la presi tra le mie braccia e la portai al prontosoccorso



Era notte fonda

   

era notte fonda e un uomo avvolto in un'impermiabile grigio, col bavero alzato che gli copriva il viso muoveva veloce un passo dopo l'altro lungo il selciato deserto.
urtò col piede un'oggetto metallico che cominciò rimbalzare  qua e  là. 
un suono fragoroso si propagò rapidamente nell'aria, le finestre delle case lì intorno si illuminaro, si aprirono e migliaia di palloncini bianchi  svolazzarono nel cielo notturno.

martedì 1 luglio 2014

ciao, come stai?

posare lo sguardo sul tuo decoltè
sentire, piuttosto che vedere i tuoi seni che respirano.
ciao, come stai?
nell'aria una musica assurda
tu corri di qua e di là
ti seguo con lo sguardo
poi ti perdo, sei scappata?
riappari all'improvviso
il tuo decoltè è irresistibile
il moscatello era drogato
ho bisogno d'aria fresca

Una Rosa è una Rosa

 aveva i capelli lunghi e lisci, con i colori tipici dell'autunno (ma ora siamo nel bel mezzo dell'inverno), i  lineamenti normali col naso a punta, le labbra fiammanti di rosso , una mantellina gialla e accavallava le  gambe  su uno sgabello girevole nel bel mezzo di un'incrocio percorso da un'intenso traffico cittadino.
i passanti che attraversavano quelle vie posavano lo sguardo su di lei e la fissavano a lungo.

Foto Robert Gligorov

lunedì 30 giugno 2014

Che gli mandano la municipale?




Ero stato invitato ad una trasmissione televisiva insieme ad altri tre colleghi economisti, si doveva dibattere una spinosa questione, i vantaggi e gli svantaggi per il benessere della nostra patria, che recherebbe la fuoriuscita dall'Euro.
Davanti a me c'era l'esponente più famoso del partito contrario alla moneta unica, nel suo intervento aveva spiegato i danni arrecati dall'euro alla nostra economia, aveva esposto gli indiscutibili (a sentir lui) vantaggi di un'eventuale fuoriuscita, aveva concluso in modo conciso con le testuali parole: se un paese esce, il giorno dopo se poteva farlo o no , chi se ne frega!  che gli mandano la municipale?
Aveva quindi finito la sua performance oratoria, e, stanco ma soddisfatto se ne stava seduto, le braccia penzoloni poggiate sui braccioli della sedia, la testa piegata all'indietro e sonnecchiava e ronfava.
Accanto a lui c'era il suo partner, un giovanotto dalla barba folta, il faccione paffuto e il naso rosso a patata, aveva escogitato una originale similitudine tra la nostra attuale situazione e quella di una nave col buco sotto, che affonda, mentre i marinai rubano i portafogli ai clienti.  Codesta brillante trovata lo aveva reso euforico, aveva tirato fuori alcune palle dalle tasche e le buttava in alto, alternativamente colle due mani alla maniera dei giocolieri.
Poi c'era il mio compagno di partito, un'altro economista, in apparenza, ma in realtà un lucertolone occhialuto, con lo sguardo freddo e vitreo, che invece di perorare la nostra causa a favore dell'euro se nestava zitto e si limitava a tirar fuori dalla bocca la lingua guizzante e e biforcuta.
Mi sentivo a disagio, ero rimasto solo io a dover ribattere ai nostri avversari, mi accarezzavo nervosamente la barba e poggiavo la mano sulla testa, nella sciocca speranza di trovare anche li dei capelli da accarezzare.
Alla fine presi un po' di coraggio  e tossii piano ma forte quanto basta per richiamare l'attenzione della conduttrice, una donnina esile , ma dagli gli occhi piccoli e straordinariamente vivaci, che in quel momento con lo specchietto davanti al naso si stava controllando il trucco.
E ce ne volle, ma poi terminò, mise lo specchietto ed il rossetto nella borsetta e mi fece un largo sorriso mentre dalla bocca spalancata incorniciata di rosso scarlatto le usciva un suono che riecheggiò in tutto lo studio: 
Mi scusi signor Lombardini , solo una domanda , le piace il colore del mio rossetto?

Possiedo un Rolex...



Possiedo un'orologio, è un rolex, non è originale, è soltanto un'imitazione, pur tuttavia è automatico come tutti i rolex.
Non è nemmeno particolarmente preciso o meglio accumula con precisione un ritardo di cinque minuti nell'arco delle ventiquattro ore  ed io per riportarlo, dirò così, al tempo ordinario dopo sette giorni sposto in avanti le lancette esattamente di trentacinque minuti.
Certo è quasi una seccatura quel dover spostare le lancette tutte le settimane, però mi ci sono abituato, a tal punto che, è probabile, farei la stessa cosa anche se avessi un orologio che misurasse con puntualità lo scorrere del tempo.
Del resto, e non finisco mai di sorprendermi, anche il nostro popolo si abituò con facilità in tempi non tanto lontani ad usare una moneta straniera, l'euro, emessa, se non ricordo male, dai banchieri di uno stato vicino o forse lontano o forse addirittura di nessuno stato.
La nostra antica moneta non aveva la forza per così dire dell'euro, ci siamo ben presto accorti che coll'euro si potevano comprare beni stranieri ad un prezzo decisamente vantaggioso.
È pur vero però che mentre la nostra antica moneta circolava di tasca in tasca e quindi eravamo tutti ricchi, o perlomeno ci sentivamo tali, potevamo spendere con una certa libertà e godere dei piaceri della vita, con questa nuova moneta , il cosidetto euro, tutto ciò non è più possibile. Sembra addirittura che questo euro
sia stato inventato non perchè circolasse liberamente tra il nostro popolo  ma affinchè si concentrasse nelle mani di pochi  fortunati possidenti.




Otto Cappelli



Qualcosa di Incongruo








giovedì 26 giugno 2014

It's Too Hot for Words




                                 Fa troppo caldo per parlare
                                     o passeggiare
                                     canta la splendida Billie Holiday
                                     e aggiunge maliziosa 
                                     rivolta all'amante distratto
                                     Se vuoi fare l'amore, io sono qui...

mercoledì 25 giugno 2014

E' solo Fiction

quello che viene scritto su questo Blog non ha riferimenti  personali o intimi
è solo Fiction, e come tale è IMPERSONALE e PUBBLICA
ad esempio, la foto dell'uomo acefalo col petto nudo non rappresenta la mia persona
è il mio compagno ed io sono gay

martedì 24 giugno 2014

I Fuochi di San Giovanni


questa mattina il caffè alla bettola in centro, in realtà è per vedere lei, mi trattengo un secondo  più del solito... mi batto la fronte con la mano, scusa, non mi ero accorto ed esco , le strade deserte, sopra la mia testa le stelle che s'illuminano, ora sono fuochi  variopinti che esplodono nel cielo

lunedì 23 giugno 2014

Un Selfie Mattutino oppure cosa...

             
            
-un Selfie Mattutino?
di un uomo che si sta vestendo?
-forse,  però se guardo alcuni particolari mi accorgo che quest'uomo ha perso la testa,
certo  nella mano  tiene uno smartphone ma  può essere solo per caso, in realtà potrebbe afferrare una mela o un biscotto o un mazzo di chiavi, e poi i peli sul petto, sulle braccia , sui bicipiti , gli stanno crescendo a vista d'occhio.
ecco, quest'uomo si sta trasformado, sta per diventare un Lupo Mannaro, quando la trasformazione sarà completa si strapperà gli inutili pantaloni e andrà a caccia
- a caccia? e a caccia di cosa?