Dicono che sia un luogo frequentato da giovani, lo attraversano di corsa oppure camminano , oppure stanno seduti tutto il giorno sulle panchine piazzate lungo i viali che circondano il grande edificio barocco.
Oggi però è tutto stranamente deserto.
Nel bar una signora di mezza età, bionda, col naso a punta e le rughe sottili dice che è periodo di vacanza , per questo non si vede nessuno, le chiedono dov'è la biblioteca e se conosce una ragazza di cui fanno il nome. No, non la conosce, la biblioteca è lì, aggiunge e indica il posto, ma adesso è chiusa, no, è aperta, obietta un giovane seduto ad un tavolo, ha la pelle scura e parla una lingua incomprensiblile, loro ringraziano, pagano il caffè ed escono.
Al desk della biblioteca c'è un'altra donna, giovane, bruna, dall'aspetto gradevole, descrivono la ragazza che stanno cercando, lei sorride e dice che forse si trova nella sala studio, è al primo piano sopra il bar.
Allora tornano indietro, salgono rapidi le scale, aprono una porta, e dopo un disimpegno un'altra porta, quindi appare un ambiente spazioso e ombroso ma illuminato a tratti dai raggi del sole che attraversano le pareti che sono vetrate.
In un lato quasi al centro della sala si sente un giovane che dice : sempre caro mi fu quest'ermo colle, sta declamando l'infinito di Leopardi a una ragazza che sorride estasiata, nell'altro lato due giovani tengono poggiata la testa sui vetri.
Qui stanno sonnecchiando , si dicono guardandosi negli occhi, e di là stanno recitando.
Scendono le scale lentamente questa volta, come se durante la discesa respingessero l'idea che lei lì non c'è nè mai la incontreranno altrove.
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