è una mattina limpida col cielo azzurro, chiudo il portone ed esco di casa, cammino molto svelto, penso al lavoro che mi attende, però mi distraggo e non mi accorgo di avere sbagliato strada, mi ritrovo in una viuzza buia e deserta, ai lati della via portoni di legno e finestre sbarrate coperte di polvere, un cigolio attira la mia attenzione, una porta semiaperta oscilla sui cardini, sono incerto se attraversare la porta, una grande stanza buia e in fondo alla stanza una scala fatiscente che conduce al piano di sopra.
Una nebbiolina grigioazzurra scende dal soffitto, sul pavimento ci sono scatole di cartone piene di bottiglie di latte, una voce di donna risuona da sopra le scale, l'hai comprato il latte? seguono grida confuse e forti di bambini, prendo due bottiglie di latte e salgo con cautela le scale.
Lei è giovane ha gli occhi grandi e scuri, le mani sui fianchi, due bimbi (una femmina ed un maschio) attaccati alla gonna mi guardano con le bocche grandi e gli occhi silenziosi.
La donna mi indica con lo sguardo l'ingresso di una stanza, è uno stanzone illuminato fortemente da una lampada appesa al basso soffitto, pullula di bambini urlanti che appena mi scorgono, mi vengono addosso, mi tirano per la giacca e i pantaloni e mi chiamano papà.
La cosa mi diverte, sorrido solo un'istante però.
Cosicchè questi bambini sarebbero tutti figli miei, e scommetto che lei è la madre e quindi mia moglie, vero? dico alla donna tra il divertito e lo sbigottito.
Certo Alfredo, sono tutti figli tuoi ed io sono una delle tue mogli. Ti sei dimenticato di avere undici mogli e ben trentotto figli?
Io non mi chiamo Alfredo, le dico stizzito, e dove sarebbero le altre dieci mogli?
La donna schiocca le dita della mano davanti al mio naso, come quando si da il segnale d'ingresso a chi sta dietro il palcoscenico, una porta in fondo alla stanza si apre ed escono in fila indiana numerose donne, mi rifiuto di contarle, hanno tutte il viso velato, il bacino e l'ombelico scoperti, gonne lunghe bianche e azzurre.
Fanno un ampio cerchio intorno a me, una musica orientaleggiante inzia a suonare, non capisco da dove proviene, le presunte mogli si avvicinano ed io vedo fianchi che vibrano impazziti, come percossi da vigorose staffilate.
Un boato improvviso interrompe quello spettacolo indecente, mi precipito fuori dalla stanza, la scala è crollata, precipita giù, non si vede il fondo, solo una nuvola di polvere e ora anche l'appartamento si mette ad oscillare è crollato l'ancoraggio che lo legava al suolo e sale leggero e silenzioso con il suo popoloso carico umano, lassù nel cielo trapuntato di stelle.
Nessun commento:
Posta un commento