domenica 27 luglio 2014

Ritorno



Sono tornato. Me ne sto col pugno chiuso davanti all'uscio della sua casa e mi accingo a bussare.
Pero` mi trattengo. Lei è sicuramente dall'altra parte della porta e mi aspetta, anzi sono io che ho la folle speranza che lo faccia, anche se sono un'estraneo per lei.
L'ho conosciuta per strada, quel giorno pioveva a dirotto,  lei mi è passata davanti, i nostri sguardi si sono sfiorati, ed è bastato ciò perchè non dimenticassi il suo volto. Ed  ora sono tornato per rivedere quel volto e quegli occhi limpidi come un lago ghiacciato; e quindi mi trovo davanti alla porta di una casa qualsiasi, ma esito prima di bussare.
e se una volta entrato la trovassi cambiata al punto da non riconoscerla affatto?

sabato 26 luglio 2014

Justine




La mia fidanzata si chiama Justine. Ha i capelli lunghi che da lontano sembrano quelli di un marine, il naso straorinariamente mobile, ora è lungo ed aguzzo, a tratti sembra adunco come quello di uno sparviero ma delle volte pare schiacciato come se fosse premuto contro una parete di vetro. I suoi occhi grandi e spalancati, che ti guardano sempre con un'aria di stupore come se il mondo intero sgorgasse per la prima volta davanti a lei in tutta la sua meraviglia, anche i suoi occhi, dicevo, di un colore azzurro pallido tendente al bruno, sono semplicemente occhetti di fanciulla, ora vispi, ora assonnati.
Justine è molto alta,  quando indossa i suoi vertiginosi tacchi a spillo mi tocca piegare il collo e guardare in alto per scorgere la sua testolina che ondeggia nel cielo azzurro, però quando indossa calzature normali è straorinariamente bassa, e la devo prendere in braccio se la voglio baciare.
La mia fidanzata si dice che fa la cassiera, in quale bettola lavori non saprei dirlo, lei non me l'ha mai detto, o forse me l'ha sussurrato mentre mi mordeva l'orecchio ma io devo non aver capito. 
la sera, quando torna a casa  dal lavoro mi mette davanti al naso le sue manine lisce ma a tratti secche e screpolate e allora mi vien da pensare: che razza di lavoro fai?
Io non le faccio mai domande indiscrete, ma una volta mentre eravamo a letto nudi e la passione ci travolgeva mi rivelò ansimando che alliscia le pizze nella pizzeria sottocasa.
Quando stiamo insieme mi piace baciarla sul collo, stringerla sul mio petto, accarezzarla sul dorso e lei inarca la schiena e struscia la guancia sulla mia mano come se volesse farmi le fusa e non mi sorprenderei se si mettesse pure a miagolare.
Justine ha un'autentica passione per i social-network, che io viceversa detesto.Li considero un miscuglio di guardonismo ed esibizionismo mentre lei crede che siano una sorta di paradiso terrestre.Un paradiso artificiale! obietto io.
Fatto sta che mi tocca stare collegato alla rete tutto il giorno ed essere pronto a corrispondere al volo approvando tutti i pensieri che le passano per la testa, più o meno intelligenti, più o meno strampalati.
Ultimamente però non si è connessa.Io  allora mi sono allarmato,  sono uscito dalla mia stanza, ho bussato alla porta della sua stanza, abitiamo nello stesso piano, ma non  ha risposto nessuno.Allora ho girato la maniglia e sono entrato, ma lei non c'era, mi sono avvicinato al tavolo, ho staccato la presa che connette il monitor al computer e, non so perchè, mi sono messo a sbirciare dentro il cavo come se cercassi qualcuno.

Effetto Mozart



una voce canticchia nell'aria, non mi accorgo della tua presenza, o forse sto solo fingendo , una bionda mi si para davanti , tiene premuto  tra l'indice ed il medio un bel sigaro, mi fai accendere? mi dice,  inspira il fumo del sigaro, le tolgo il sigaro acceso dalle dita, lo poggio sul tavolo, la stringo a me quasi con violenza , ti sfioro  la guancia con le labbra, una nuvola di fumo che profuma di rose, ti ho portato le fragoline di bosco, mi sussurra nell'orecchio, sei tu la mia fragolina, ti sussurro nell'orecchio e ti voglio assaggiare, e tu sei il mio lampone, mi dice ridendo, anch'io ti voglio assaggiare, marmellata di frutti di bosco, di mirtillo , la mia preferita, è un gioco erotico? la musica di mozart nell'aria, ma questa è la piazza col duca a cavallo, un teatro all'aperto, lunghe file di spettatori seduti,  giovani accovacciati per terra, il duetto d'amore del flauto coll'arpa,   ti guardo negli occhi , ti bacio, tutti nella piazza si baciano mentre là sul palco il nano di salisburgo  dirige l'orchestra sognando 












giovedì 24 luglio 2014

mi stai aspettando

mi stai aspettando, dobbiamo andare insieme al concerto ed io devo venire a prenderti, però non arrivo, telefoni ma non risponde nessuno,  non pensi affatto che  mi sia dimenticato dell'appuntamento, temi che mi sia capitato qualcosa e allora ti stacchi dal muro dove tieni appoggiata la testa  e vieni a cercarmi.
arrivi a casa e  cosa trovi?
sono disteso sul letto e guardo il soffitto, entri e perlustri la stanza, ti accarezzo la guancia per farmi perdonare di averti trascurata, non trovo le parole ma ti guardo negli occhi  per farti capire che forse ho sbagliato qualcosa , vedo che sei contrariata ed io sono d'accordo con te e  al tuo posto spinto dalla stizza e dalla disperazione  non esiterei ad alzare l'ombrello e a romperlo sulla mia testa.

venerdì 18 luglio 2014

nella vita accadono cose strane


un'auto piccola ma rosso fiammante, la tua mano è attratta dalla maniglia cromata di lucido, una leggera pressione, click, la portiera si apre, poggi le spalle sul morbido velluto giallo, inserisci la chiave, stai per accendere il motore ma ti fermi , pensi a qualcosa , poi ti volti, apri la portiera, una coppia di barboncini che scodinzolano con la lingua penzoloni, saltano dietro sui sedili,chiudi ma i barboncini si mettono ad abbaiare, senti dei colpi sulla porta, apri di nuovo, palline che rimbalzano e saltellano nell'auto, si sistemano accanto ai cagnolini.
ora sei perplesso,nella vita accadono cose strane alle volte,  però puoi partire, accendi il motore, guardi disteso la strada deserta oppure affollata, una mano di donna si posa sul dorso della tua mano che afferra il pomello del cambio.ti irrigidisci per la sorpresa, ti volti e vedi  due occhi nerissimi, vi guardate come teneri amanti, avvicini il tuo viso al suo viso, attrazione fatale!  la leva del cambio si muove, le ruote che sgommano, una coppia di canarini   s'inseguono nel cielo mentre baci quelle labbra dipinte di rosso scarlatto.

giovedì 17 luglio 2014

grissino



sei tornato a casa, avvilito, grasso,col pancione, sei sudato,quasi puzzolente, indossi una camicia sbottonata con un nodo sopra l'ombelico, o forse una cannottiera corta, guardi nel frigo, è vuoto, guardi nella dispensa, tutti i cassetti vuoti, anzi no, in fondo scorgi un pacco di grissini, emetti un sospiro, ora sei seduto, i grissini sul tavolo, ne sfili uno, lo avvicini agli occhi, tieni le due estremità con le mani, è lungo, sottile , odora di forno, lo spezzi,è uno scroscio come  un'onda che s'infrange e infatti sei sulla spiaggia, prendi il sole sotto l'ombrellone, c'è una bibita  e..i grissini allettanti, ne prendi uno, questa volta non lo spezzi, l'avvicini alla bocca, lo mordi, il grissino  si frantuma nella bocca, rumori che sembrano tuoni, piove a catinelle , sei in mezzo ad un incrocio, corri per ripararti, ora sei in un luogo asciutto e cosa fai? tiri fuori un grissino dalla tasca, ma sei dubbioso, strusci il ditone sul dorso del grissino, è ruvido al tatto, senti un sibilo, un venticello ti accarezza il viso, è una tavolata in campagna, ma sei solo, nel piatto grissini che si avvolgono dentro tenere fette di prosciutto, crudo

domenica 13 luglio 2014

Bungalow


Seduto al tavolino di un bar all'aperto, avvicini il calice alla bocca, solo un piccolo sorso, è un vinello, allora bevi un altro sorso e poi un'altro ancora, alle tue spalle il sole è appena tramontato o meglio si è nascosto dietro palazzi e palazzine,  guardi   il viale col traffico d'auto, in fondo al viale la cupola di una chiesa e le colline e dietro le colline  scorgi un bagliore, è il sole che che fa capolino.
Ti alzi estasiato, la cameriera si avvicina trafelata, quasi correndo: le devo dare il resto, ma io non ho pagato, qui ognuno paga per un'altro, ti dice, ed io per chi dovrei pagare? ma la cameriera è scomparsa e allora vai  via, cammini sotto i portici, il flusso dei passanti ti trascina, è un'onda che travolge questi sciocchi pensieri, finisci sott'acqua, però sai nuotare,  risali agitando le gambe, le scarpe e la giacca ti danno fastidio, anche la camicia, te ne liberi, adesso nuoti con vigorose bracciate, devi raggiungere un punto preciso, hai un appuntamento.
Hai nuotato diverse ore, sei stanco morto, un'onda ti butta sulla riva, sei disteso sulla sabbia, il sole in alto nel cielo, un piede ti accarezza la guancia e  una voce sensuale sopra la testa  : finalmente sei arrivato, dove sono le chiavi del bungalow...


sabato 12 luglio 2014

Carmelo Bene, qualcosa d'incongruo



io voglio portarvi nell'incongruo adesso voglio portarvi fuori dall'ovvio fuori dal logico..quel signore nel saloon che vede una mostra di quadri dice "no questo non lo capisco non lo capisco" e poi aggiunge puntualmente il borghese "eppure non sono un cretino", chi gliela detto di non essere cretino?

giovedì 10 luglio 2014

lo Swing di Sinatra nell'Aria




è la bettola al centro, lo swing di Sinatra nell'aria, un saltello e un Tac con i tacchi,
levi il cappello, lo lanci nell'aria, ruota il cappello nell'aria,
si posa planando sul ramo di un'albero, è un giardino la bettola al centro!
qualcuno ti leva giacca, la cravatta.. no la cravatta no,
qui c'è lo sgabello: prego si sieda, i gomiti puntati sul banco, 
le mani intrecciate sul mento,
la barista, svolazza la chioma nera ondulata ,
ti accarezza le guancie, ti avvolge,
bocca dipinta di rosso scarlatto, ma questo è un bacio!,
lo swing di Sinatra nell'aria,
la ballerina della bettola al centro

lunedì 7 luglio 2014

aveva la sigaretta tra le dita

Premeva la sigaretta  tra le dita , una nuvola di fumo avvolgeva il capo che si vedeva appena, aveva pure un cappuccio sul capo, un uomo si avvicinò, soffiò vigorosamente, il fumo si diradò, la donna alzò le braccia , anche il cappuccio si sollevò e allora   la strinse forte a se, lei lo respingeva facendosi scudo con le braccia  mentre lui con la mano le teneva la nuca che lentamente avvicinava al suo viso.

Era d'Estate



Era domenica pomeriggio
stavamo nel letto abbracciati.
Era d'estate ma cadeva la neve, 
la camera era riscaldata, 
giacevamo sopra il piumino pesante

domenica 6 luglio 2014

Il Duca a Cavallo

E' una nobile ed antica città. al centro della piazza, circondata da portici e colonnati, si può ammirare la statua del Duca a Cavallo che, così narra la leggenda, sta per sguainare la spada ed attaccare il nemico ululante. secondo un'altra leggenda il nostro eroe, finita la battaglia, sta rinfoderando la scimitarra insanguinata. un'altra leggenda racconta che il presunto duca in realtà è un'acrobata da circo travestito da guerriero a cavallo mentre doma un puledro imbizzarrito.Ancora un'altra leggenda tramanda che il destriero stanco del duca o dell'acrobata circense sta per disarcinarli, liberandosi così del loro insopportabile peso.
e tuttavia l'enigma di quella lama semi-sguainata.. 

Il vento liberava i suoi capelli


le stringevo le spalle sul mio petto,
 il vento liberava i suoi capelli che mi accarezzavano il viso

Paperino

Una papera avanzava nel placido fiume muovendo sott'acqua le zampette palmate . Dietro, la seguivano in lunga fila i suoi paperotti.Ogni tanto si tuffava, immergendo nell'acqua prima il collo e poi tutto il corpo, solo le zampe sbucavano in superficie.Insegnava ai paperotti le tecniche di pesca,loro la imitavano, e si immergevano a loro volta sott'acqua appresso alla madre.solo un paperino era rimasto un pò indietro, non si curava delle lezioni della madre, sembrava assorto a contemplare il disco del sole che, tramontando, colorava di rosso le nuvole che lo cerchiavano.All'imrovviso delle fauci gigantesche emersero dall'acqua, dopo le fauci i lobi sporgenti di due occhetti brillanti ed infine il tronco e poi la coda di un gigantesco alligatore.Tra i due si svolse il seguente dialogo:
-Ciao paperino, lo sai che ti devo mangiare, sono due giorni che non mangio.
-la prego signor alligatore, sono piccolo, io non potrei sfamarla anche se volessi, perchè non aspetta tre mesi, quando sarò bell'e cresciuto? Nel frattempo ci penserà mia madre a sfamarti con trote e merluzzi, è molto brava nella pesca.
L'alligatore lo guardò assai interessato:
-Voglio dieci trote e venti merluzzi al giorno.
-Certamente!
-E pure venti verdesche.
-Affare fatto.
-Ma non credere che mi accontenti della tua parola d'onore.Allora tirò fuori dalla tasca sul ventre- un alligatore con le tasche!- un foglio di carta asciutto,afferrò il paperino per il collo, immerse il becco del paperino nell'acqua che in quel momento si colorava stranamente di nero, e lo premette sulla carta, come se volesse farlo firmare.

la vedo tutte le mattine



 


si chiama Giada, è di colore scuro con riflessi giallo verdi, è morbida al tatto e , come tutte le giade,  tintinna sonoramente quando la si fa sballottare di qua e di la. 
questa Giada però non è una pietra preziosa, o meglio, i capelli lunghi e ondulati, gli occhi vivaci, e la grande bocca sempre spalancata , non la fanno sembrare tale.
Giada la vedo tutte le mattine  nell'affollato bar  adiacente alla grande  piazza che si trova al centro della nostra vivace cittadina.La saluto mentre parlotta con altri avventori, ed infatti non si accorge di me, poi bevo il caffè che il barman poggia sul banco senza che io abbia ordinato alcunchè e infine, lei è una cassiera, incrocio quegli occhi neri che abbagliano la vista, ed io , con la mente offuscata da cotanto bagliore, esco barcollando di qua e di là, non mi accorgo del lampione che si alza davanti a me, vi sbatto il naso...

sabato 5 luglio 2014

Una grande Aula

 

una grande aula dove si tengono lezioni o forse una sala  per conferenze o un bivacco per turisti stanchi. ci sono uomini e donne , giovani e meno giovani, sembra che  da qualche parte stia suonando un campanello, c'è agitazione, qualcuno si gira d'istinto nella direzione del suono, c'è chi chiude il portatile,qualcuno si alza raccogliendo borsa e scartoffie, si formano capannelli, alcuni studenti (ma forse sono turisti o giornalisti) guadagnano l'uscita.
in mezzo a tutto questo trambusto, io che sono l'usciere non posso fare a meno di notare la giovane donna bruna dalla bella fronte spaziosa seduta, con la testa china sullo smartphone poggiato sul tavolo.
è concentrata sul numero che sta componendo? sul profilo che sta consultando? direi proprio di no, perchè
non fa che abbassare e poi alzare la testa, come se si stesse addormentando e poi svegliando in continuazione...


Ed era una Strega



Era bionda, aveva i capelli corti e ricci, le labbra sottili, gli occhi grandi da bambola, il naso adunco ed il tutto dentro un volto ovale attaccato ad un collo che fuoriusciva da un corpo slanciato.
Ed era una strega, ma non era affatto una strega all'antica, col cappello e il mantello nero, la scopa in mezzo alle gambe, che volteggia nel cielo stellato.
No, lei era una strega moderna e tutte le sere la potevo ammirare in un bar scelto a caso al centro della nostra bella cittadina. 
indossava un gonnellino nero e cortissimo ed era intenta ad eseguire il suo numero d'alta magia: seduta su di uno sgabello inesistente, le mani sui fianchi, accavallava con lentezza esagerata le sue gambe flessuose e lunghissime.

Calice




                                è la bettola al centro
                                verso il prosecco nel calice
                                una mano solleva il bicchiere
                                la testa si piega all'indietro
                                glu glu
                                glu glu...

Amica Cara



amica cara, è passato tanto tempo, ma quando ti penso un'immagine sbiadita  affiora nella mente e allora  mi delizio a  guardarti, sei seduta su quello sgabello, il  vestito nero dal generoso decoltè,  scopri come un sipario   le tue magnifiche cosce, sei generosa , ti lasci andare nell'arte della seduzione, ti lasci andare a tal punto che ti scappa una ...puzza, sei  un po' sorpresa, metti la mano sulla bocca , ma non hai pronunciato parolacce,no  carissima, era proprio una scorreggia, fai finta che non è successo niente, emetti un fiuuuuu! con le labbra socchiuse come per allontanare un odore sgradevole, ti ricomponi o almeno ci  provi , pieghi il busto in avanti la testa all'indietro e ti accarezzi le cosce ,mi vuoi sedurre? ma dura solo un attimo, ti accasci subito, la vergogna per la puzza è troppo forte e soprattutto è troppo forte l'odore sgradevole che riempie  la stanza,  ti sorrido per rincuorarti, ti prendo tra le braccia, ti sollevo  e ti porto accanto alla finestra, la apro, che ventata d'aria fresca! e finalmente ti adagio sul radiatore lì vicino.
ti sei ripresa, vuoi essere consolata per lo spavento ed io ti consolo, ti prendo  di nuovo tra le  braccia , ti adagio sul letto, adesso il sipario è tutto sollevato ti sfilo gli slip neri, facciamo l'amore.
ti ho strapazzata, sei disfatta ma soddisfatta nell'intimo, ed io nel letto mi delizio a guardarti,  ti stai rivestendo, il rossetto che  struscia le labbra..

giovedì 3 luglio 2014

Giustina

Mano nella mano scendiamo la scaletta, l'aereo è appena atterrato, ci guardiamo negli occhi e sorridiamo, lì davanti  il paradiso tropicale col mare azzurro, la sabbia rovente, i coralli ed i pesci volanti.
Un uomo colla divisa militare e il largo sorriso ci viene incontro, ha la pelle scura, gli occhiali da sole scuri, si presenta scattando rigido sull'attenti,  poi  indica col braccio  disteso un punto che dobbiamo raggiungere e ci invita a seguirlo.
Ci guardiamo perplessi, io e la mia Giustina, sembra quasi uno scherzo, ma ci accodiamo curiosi di sapere il seguito della storia.
E` una palazzina in stile moresco col grande portone di legno finemente decorato, il militare apre una porticina laterale , attraversiamo un corridoio semibuio, lungo e stretto, alla fine uno stanzone colle grandi finestre attraversato dai raggi del sole ci accoglie.
Al centro della stanza un'altro militare, è seduto su una poltrona, ci volge le spalle, le gambe distese   sulla  scrivania,  le mani intrecciate dietro la nuca e sembra sonnecchiare, dobbiamo girare intorno alla scrivania per guardarlo negli occhi, è  giovane,  la camicia con le stelline da ufficiale semi sbottonata fuori dai pantaloni, si alza in piedi sorridendo e ci saluta con un lieve inchino, che noi ricambiamo.
-Lei è il sig. Cuper, vero?  - Annuisco- La riconosce quella foto? Ed indica coll'indice una gigantografia appesa alla parete.
In effetti nella foto c'è un uomo vestito da clown col piffero in bocca,era il mese scorso ed era la festa del mio compleanno, c'è  una scritta sul poster, RICERCATO, ed un numero che sembra una taglia.Come sarà finita quaggiù la mia foto?  Penso allibito e stringo istintivamente la mano della mia Giustina che mi guarda anch'essa allibita.
-Si, sono io- rispondo- però non capisco come si finita qui questa foto.
-Quella foto-scandisce serio l'ufficiale- è stata prelevata dalla stanza della principessa Jasmina...
La mia Giustina scoppia in un pianto fragoroso.
-Mi tradisci in continuazione- dice singhiozzando- Eld io sono sciocca a credere  alle tue false promesse di pentimento e a perdonarti ogni volta.
L'ufficiale interviene   per rincuorare la mia Gustina.
-Beh,signorina, deve sapere che il suo fidanzato ha commesso un reato piuttosto grave nel nostro paese, ha sedotto e abbandonato la figlia del sultano, la principessa Jasmina ed è stato condannato alla pena di morte.L'impiccagione verrà eseguita domani mattina.
le parole dell'ufficiale non sembrano rincuorare la mia Giustina che riprende a piangere e a singhiozzare.
-La prego signor comandante non potrebbe rimandare l'esecuzione a dopo la fine della vacanza? Il mio fidanzato è sempre in viaggio per lavoro, adesso capisco cosa fa veramente durante i suoi viaggi, io vivo sempre da sola ed un'occasione come questa per svagarmi non so proprio quando potrà capitarmi di nuovo.
-Mi dispiace signorina, ma le leggi nel nostro piccolo regno sono ferree e non prevedono eccezioni di sorta,
Il patibolo è  pronto nel piazzale della caserma ed il boia sta preparando l'attrezzatura per l'esecuzione che si svolgerà alle 9 in punto.
L'ufficiale si avvicina alla finestra, fuori c'e una piazzetta, al centro  della piazzatta una specie di palco, ai lati del palco dei lampioni da concerto e sopra il palco un  patibolo da cui penzola una lunga fune che un uomo immerge dentro una vasca piena d'acqua schiumosa. Costui è basso, tarchiato, ha la corporatura massiccia e le spalle  larghe, tipiche del boia, è inguainato in un'abito di pelle nera che lascia nudi i polpacci, il petto e le braccia e porta un cappuccio sempre di pelle nera aderente alla testa da cui spiccano due fessure luminose, tipici occhetti da boia. E' così perfetto che sembra un'attore, sembra finto!
Quel trafficare del boia con la corda e col sapone mi mette a disagio, mi accarezzo istintivamente il collo, certo con Giustina avrei risolto ogni cosa, l'avevo tradita tante volte, lei lì per lì mi aveva lasciato,  poi ogni volta riuscivo a convincerla a tornare da me, vuoi con la parola giusta, vuoi col regalino giusto,che volete,io con le donne ci so proprio fare.
Però questa volta c'erano di mezzo il patibolo e il boia tarchiato. Devo sottrarre il mio collo alla stretta del nodo scorsoio, penso,mentre lì fuori sul palco il cosidetto boia  agita la mano, come se volesse richiamare la mia attenzione. Mi sporgo dalla finestra, il boia poggia su  una sedia un cucciolo di labrador dal pelo bianco, gli infila  la corda nel collo, stringe lievemente il nodo scorsoio mentre il cucciolo gli lecca le mani, poi tira  giù la corda, il cucciolo sale su  ed infine lo vedo penzolare sul patibolo.Non ha emesso neppure un guaito, evidentemente il nodo scorsoio insaponato ha lavorato efficacemente.Ora il boia molla la corda ed il cucciolo ricade con un tonfo sulla sedia.Rimane lì immobile, il boia volge lo sguardo dal batuffolo bianco alla piazzuola vuota e fa un'inchino profondo, come  gli attori  alla fine dello spettacolo  mentre ringraziano  il pubblico che applaude. 
-La prova è riuscita molto bene!- mi sento dire alle spalle.
-mi raccomando, faccia qualche esercizio con il collo questa sera quando è in albergo. Domani tocca a lei, ci sarà molto pubblico e lo spettacolo deve riuscire.

E' una Mattina Limpida col Cielo Azzurro

è una mattina limpida col cielo azzurro, chiudo il portone ed esco di casa, cammino molto svelto, penso al lavoro che mi attende, però mi distraggo e non mi accorgo di avere sbagliato strada,  mi ritrovo in una viuzza buia e deserta, ai lati della via  portoni di legno e finestre sbarrate coperte di polvere, un cigolio attira la mia attenzione,  una porta semiaperta oscilla sui cardini, sono incerto se attraversare la porta, una grande stanza buia e in fondo alla stanza una scala fatiscente che conduce al piano di sopra.
Una nebbiolina grigioazzurra  scende dal soffitto, sul pavimento ci sono scatole di cartone piene di bottiglie di latte, una voce di donna risuona da sopra le scale, l'hai comprato il latte? seguono grida confuse e forti di bambini,  prendo due bottiglie di latte e salgo con cautela le scale.
Lei è giovane  ha gli occhi grandi e scuri,  le mani  sui fianchi,  due bimbi (una femmina ed un maschio) attaccati alla gonna  mi guardano con le bocche grandi e gli occhi silenziosi.  
La donna mi indica con lo sguardo l'ingresso di una stanza, è uno stanzone illuminato fortemente da una lampada appesa al basso soffitto, pullula di bambini urlanti che appena mi scorgono, mi vengono addosso, mi tirano per la giacca e i pantaloni e mi chiamano papà.
La cosa mi diverte, sorrido solo un'istante però.
Cosicchè questi bambini sarebbero tutti figli miei, e scommetto che lei è la madre e quindi mia moglie, vero?  dico alla donna  tra il divertito e lo sbigottito.
Certo Alfredo,  sono tutti figli tuoi ed io sono una delle tue mogli. Ti sei dimenticato di avere undici mogli e ben trentotto figli?
Io non mi chiamo Alfredo,  le dico stizzito, e dove sarebbero le altre  dieci mogli?
La donna schiocca le dita della mano davanti al mio naso, come quando si da il segnale d'ingresso a chi sta dietro il palcoscenico, una porta in fondo alla stanza si apre ed escono in fila indiana numerose donne,  mi rifiuto di contarle, hanno tutte il viso velato, il bacino e l'ombelico scoperti, gonne lunghe bianche e azzurre.
Fanno un ampio cerchio intorno a me, una musica orientaleggiante inzia a suonare,  non capisco da dove proviene, le presunte mogli si avvicinano ed io vedo  fianchi che vibrano impazziti, come percossi da vigorose staffilate. 
Un boato improvviso interrompe quello spettacolo indecente, mi precipito fuori dalla stanza, la scala è crollata, precipita giù,  non si vede il fondo, solo una nuvola di polvere e ora anche l'appartamento si mette ad oscillare è crollato l'ancoraggio che lo legava al suolo e sale leggero e silenzioso con il suo popoloso carico umano, lassù nel  cielo trapuntato di stelle.

mercoledì 2 luglio 2014

la bellezza del tuo sguardo



Una paperina se ne stava una mattina sulla riva del fiume e guardava il sole  che si alzava nel cielo quando qualcosa la picchettò dietro sul collo. Era l'unghione appuntito che spuntava dal ditone di un grosso alligatore di fiume, stava diritto sul tronco, mostrava un largo sorriso, un pesciolino si dimenava tra le fauci.
Era vestito in modo strano l'alligatore di fiume, tutto il suo aspetto era strano, aveva una capigliatura bionda e liscia, sembrava una parrucca, con una bella riga nel mezzo, le grosse ciglia che contornavano gli occhi languidi, una giacca nera a larghe falde, la camicia bianca con la cravatta celeste e l'immancabile rosa rossa appuntata sul petto.
Le porse, inchinandosi profondamente il pesciolino ,la paperina accennò ad afferrarlo col becco  poi lo lasciò cadere per terra,quindi il presunto alligatore le disse:
-Carissima, è da tanto tempo che sono segretamente innamorato di lei, la prego di credermi ed accetti il pesciolino in segno della mia devozione.
La papera lo squadrò sospettosa.
-Ma non si vergogna, grande e grosso com'è, a infastidire una paperina piccola ed indifesa? Se non va via subito chiamo i miei fratelli.
-I suoi fratellini non possono aiutarla, lavorano al mio servizio, devono pescare un quintale di pesci ogni giorno, altrimenti me li pappo uno dopo l'altro.Eccoli lì, sulla mia barca- e indicò col muso in mezzo al fiume l'esile barchetta con una bella vela bianca che pullulava di paperini.
-E' sua quella barca? E mi porterebbe sull'altra riva del fiume? Desidero tanto conoscere il mondo-disse la paperina.
-ti porterò sull'altra riva, e poi percorreremo insieme a ritroso il fiume fino alla sorgente sulla montagna incantata, e poi scivoleremo rapidamente fino alla foce, dove il fiume si congiunge all'acqua del mare e  attraverseremo insieme in lungo ed in largo gli oceani sterminati.
-E non ti sembra di correre un po troppo? Io non so nemmeno come ti chiami- disse la paperina ed intanto afferrava col becco il pesciolino, lasciato prima cadare per terra e lo inghiottiva voracemente.

Arricciò le labbra

 

Arricciò le labbra, chiuse gli occhi e mi baciò livemente la guancia.
La lunga chioma dei suoi capelli neri ondeggiava nell'aria, mi sfiorava il naso ed io starnutii fragorosamente.
Il colpo d'aria che ne seguì la fece stramazzare a terra.
Aveva perso i sensi , cosicchè  la presi tra le mie braccia e la portai al prontosoccorso



Era notte fonda

   

era notte fonda e un uomo avvolto in un'impermiabile grigio, col bavero alzato che gli copriva il viso muoveva veloce un passo dopo l'altro lungo il selciato deserto.
urtò col piede un'oggetto metallico che cominciò rimbalzare  qua e  là. 
un suono fragoroso si propagò rapidamente nell'aria, le finestre delle case lì intorno si illuminaro, si aprirono e migliaia di palloncini bianchi  svolazzarono nel cielo notturno.

martedì 1 luglio 2014

ciao, come stai?

posare lo sguardo sul tuo decoltè
sentire, piuttosto che vedere i tuoi seni che respirano.
ciao, come stai?
nell'aria una musica assurda
tu corri di qua e di là
ti seguo con lo sguardo
poi ti perdo, sei scappata?
riappari all'improvviso
il tuo decoltè è irresistibile
il moscatello era drogato
ho bisogno d'aria fresca

Una Rosa è una Rosa

 aveva i capelli lunghi e lisci, con i colori tipici dell'autunno (ma ora siamo nel bel mezzo dell'inverno), i  lineamenti normali col naso a punta, le labbra fiammanti di rosso , una mantellina gialla e accavallava le  gambe  su uno sgabello girevole nel bel mezzo di un'incrocio percorso da un'intenso traffico cittadino.
i passanti che attraversavano quelle vie posavano lo sguardo su di lei e la fissavano a lungo.

Foto Robert Gligorov