martedì 17 giugno 2014

Avevamo appena avuto un'amplesso

Avevamo appena avuto un amplesso. E che amplesso! Uno di quegli amplessi che, una volta consumato, senti ancora pulsare forte il sangue nelle vene, come se si fosse ancora avvolti dal fuoco rovente della passione. Invece ero disteso sull'enorme letto disfatto, la testa appoggiata al cuscino e contemplavo lei che, nuda, al centro della stanza si rivestiva mollemente. E guardavo con piacere quel corpo flessuoso, lievemente ingobbito, quelle natiche tonde ma assai raggrinzite e quel viso liscio ma solcato da sottilissime rughe. Quando indossò alla fine il lungo mantello nero col cappuccio e volse lo sguardo su di me, le chiesi:
-Non conosco neppure il tuo nome.
-Gertrude è il mio nome, ma tutti mi chiamano Befana.
-Che nome curioso- pensai- perchè non rimani con me tutta la notte?
-Non posso-rispose con un soffio di voce- un lavoro urgente m'attende. Devo consegnare a tutti i bambini del quartiere i regali che sono dentro quel sacco- e indicò con il dito il grande sacco giallognolo che aveva deposto davanti alla porta di quella camera d'albergo.
-E come pensi di consegnare i regali?
-Calandoli giù dai caminetti- rispose lei.
-E come farai a salire sui tetti della case?- domandai sempre più incuriosito.
-Non dovrò salire , ma volerò sui tetti con questa- e m'indicò la strana scopa col grande manico nodoso che io però avevo già notato sul marciapiede dove ci eravamo incontrati.
Poi mi accarezzo leggermente la guancia, come per salutarmi, spalancò la finestra sulla gelida aria invernale, montò sulla scopa e prese uno slancio piegandosi molto all'indietro.
-Non vorrà mica buttarsi giù!- gridai e mi drizzai sul letto come percorso da una scarica di terrore.
Ma fu solo un attimo: una folata di vento la risucchiò fuori, io mi precipitai sul balcone, e  potetti solo vedere una minuscola scia luminosa che scompariva nella notte buia.

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