Ero stato invitato ad una trasmissione televisiva insieme ad altri tre colleghi economisti, si doveva dibattere una spinosa questione, i vantaggi e gli svantaggi per il benessere della nostra patria, che recherebbe la fuoriuscita dall'Euro.
Davanti a me c'era l'esponente più famoso del partito contrario alla moneta unica, nel suo intervento aveva spiegato i danni arrecati dall'euro alla nostra economia, aveva esposto gli indiscutibili (a sentir lui) vantaggi di un'eventuale fuoriuscita, aveva concluso in modo conciso con le testuali parole: se un paese esce, il giorno dopo se poteva farlo o no , chi se ne frega! che gli mandano la municipale?
Aveva quindi finito la sua performance oratoria, e, stanco ma soddisfatto se ne stava seduto, le braccia penzoloni poggiate sui braccioli della sedia, la testa piegata all'indietro e sonnecchiava e ronfava.
Accanto a lui c'era il suo partner, un giovanotto dalla barba folta, il faccione paffuto e il naso rosso a patata, aveva escogitato una originale similitudine tra la nostra attuale situazione e quella di una nave col buco sotto, che affonda, mentre i marinai rubano i portafogli ai clienti. Codesta brillante trovata lo aveva reso euforico, aveva tirato fuori alcune palle dalle tasche e le buttava in alto, alternativamente colle due mani alla maniera dei giocolieri.
Poi c'era il mio compagno di partito, un'altro economista, in apparenza, ma in realtà un lucertolone occhialuto, con lo sguardo freddo e vitreo, che invece di perorare la nostra causa a favore dell'euro se nestava zitto e si limitava a tirar fuori dalla bocca la lingua guizzante e e biforcuta.
Mi sentivo a disagio, ero rimasto solo io a dover ribattere ai nostri avversari, mi accarezzavo nervosamente la barba e poggiavo la mano sulla testa, nella sciocca speranza di trovare anche li dei capelli da accarezzare.
Alla fine presi un po' di coraggio e tossii piano ma forte quanto basta per richiamare l'attenzione della conduttrice, una donnina esile , ma dagli gli occhi piccoli e straordinariamente vivaci, che in quel momento con lo specchietto davanti al naso si stava controllando il trucco.
E ce ne volle, ma poi terminò, mise lo specchietto ed il rossetto nella borsetta e mi fece un largo sorriso mentre dalla bocca spalancata incorniciata di rosso scarlatto le usciva un suono che riecheggiò in tutto lo studio:
Mi scusi signor Lombardini , solo una domanda , le piace il colore del mio rossetto?