le campanelle appese all'ingresso tintinnavano alla brezza, mandando un suono vitreo e misterioso, come se senza parole un ordine religioso accogliesse i visitatori invitandoli a meditare, nonchè a guardarsi intorno come se lì si venerasse qualcosa di piccolo e commovente.
dentro c'era un'impiegata, una ragazza rotondetta di diciotto o diciannove anni, che disse :salve e non fece storie perchè il negozio non era ancora aperto.
così in alto sulla montagna , cadute le foglie autunnali, il primo di novembre i visitatori erano abbastanza rari, e la ragazza non se la sentii di respingere qualcuno che per caso era arrivato alle nove e un quarto del mattino.
aveva un'aria più disordinata che sregolata e per questo la ragazza, che stava dando da mangiare dei topi a un serpente in una scatola ai suoi piedi, tenendo ogni topo davanti al serpente con un paio di mollette fino al momento in cui il serpente lo afferrava di scatto e iniziava il lentissimo processo dell'indigestine, disse solo: salve, e tornò ai suoi impegni mattutini domenicali.
philip Roth, la macchia umana
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