giovedì 30 aprile 2015

Giuochi Linguistici



Nello sciame,visioni del digitale. un libricino interessante scritto da un filosofo coreano, Buyng-Chul Han.
una critica feroce al presunto obbligo alla trasparenza richiesto dai social, che sconfina nella coercizione alla grande fratello: ORIZZONTALE (gli occhiuti utenti dei social) e VERTICALE, (zuckerberg e soci).
in un certo qual modo di fronte a chi pretende "trasparenza" e agisce perchè i tuoi fatti privati vengano squadernati ai più, il comportamento opaco, persino la dichiarazione del falso è un atto di libertà.

martedì 21 aprile 2015

(...dedicato agli accattoni delle idee altrui)



Sei racchia.
Sei racchia fuori
ma soprattutto
sei racchia dentro.
Lo specchio non restituisce la tua immagine riflessa
te la vomita addosso.
Quando leggi ciò che scrivo
le parole che scorri sullo schermo
ti sputano in faccia
per il disgusto.



Blade Runner



Tra la fine del diciannovesimo e l'inizio del ventesimo secolo, era un'epoca civilissima, milioni di italiani partivano per le americhe. 
Non erano clandestini, avevano il visto e viaggiavano in terza classe o forse anche in quarta nei transatlantici sui  quali era  impensabile un qualsivoglia naufragio. Gli italiani partivano per le americhe motivati dalla speranza di costruire un futuro migliore per loro, i loro figli, nipoti e pronipoti. 
Nell'attuale medioevo della cosidetta epoca eurista e liberista (per medioevo intendo assenza di confini, libera circolazione di merci, capitali e uomini) partono a migliaia dall'Africa per l'Italia   migranti e clandestini, pigiati come sardine dentro barconi dove il rischio del naufragio è elevatissimo.  Rischiano la vita per fuggire dal loro paese in guerra, è evidente che  non sono  solo disperati,   sono profughi di guerra, sono sfollati.
Qui l'insulso paravento economico secondo cui un paese come l'Italia con una forte disoccupazione , colle fabbriche ed i negozi che chiudono  non può permettersi di accogliere, mantenere o dare lavoro , precario o stabile che sia,  a migliaia  di immigrati, questo stupido paravento, dicevo, non può applicarsi : ragioni umanitarie non lo consentono. 
Bisogna acconciarsi a singolari esperienze  di vita  col fratello migrante passato presente e futuro.  Nel bel centro di torino ad esempio, capita quanto segue: un giovane migrante si para davanti a te all'improvviso, apre la bocca e infila la mano nella bocca   come farebbe un bambino quando vuole fare intendere all'adulto che ha fame. Riesce pure a dire in un italiano quasi stentato che pure lui, il giovane migrante ha fame,  e vuole dei soldi.
Tu  dai dieci euri al giovane migrante, lo porti nella vicina pizzeria kebab, quella economica, ordini una pagnotta kebab e una coca cola, poi ti volti per salutarlo e non lo vedi, o meglio osservi il giovane migrante  profugo di guerra che si è prontamente seduto al tavolo e traffica col suo smartphone galaxy come farebbe un europeo qualsiasi.
















lunedì 20 aprile 2015

L'Età degli Impiegati

oggi alla posta dietro la piazza col duca a cavallo, devo rinnovare la postepay ed effettuare un bonifico, spingo il bottone, mi viene sputato il numeretto, sono il trentesimo della coda d'attesa.mi siedo, leggo qualcosa, ascolto musiche d'altri tempi, una mazurka?, forse mi assopisco perchè vengo svegliato dagli urli di un uomo palesemente sconvolto.inveisce contro gli impiegati perchè sta aspettando da più di mezz'ora: dovreste essere licenziati in blocco e far lavorare i giovani. 
ascolto divertito mentre l'impiegato davanti allo sportello (un'ometto col naso a punta e la barbetta arruffata) mi chiede codice fiscale carta d'identità e numero di conto.intanto una qualche reazione si produce dietro gli sportelli, perchè impiegati ed impiegate rispondono al tizio sconvolto che loro, gli impiegati stanno tutti lavorando.il "mio impiegato" mi chiede se sono tutt'ora residente a Creazzo, non rispondo , ma sposto lo sguardo sulla carta d'identità che l'ometto ha sotto il naso , non osservo la reazione dell'ometto,  sono distratto da quello che succede nella sala, il tizio sconvolto si mette le mani nelle tasche e tira fuori dei pomodori ma anche dietro le vetrate impiegati ed impiegate non sono da meno, tirano fuori dai cassetti bucce di banane e tozzi di pane raffermo.adesso il tizio sconvolto ha trovato dei sostenitori, si passano i pomodori  senza dare nell'occhio, quasi di nascosto, come se fossero bombe

In Villa



posso sentirlo?
se vuole
lui girò la chiavetta, per caso c'era su un disco con un valzer di Strauss.
guardò Mary, lei intuì  cosa desiderava chiederle ma vide che era troppo timido per parlare.sorrise.
sa ballare?
egli le cinse la vita e in quella stanza sontuosa e vuota nel cuore della notte danzarono avvolti dall'incantevole melodia d'altri tempi.
poi Mary lo prese per mano e  lo condusse in giardino.sotto la luna, col profilo delle siepi e gli alberi antichi, l'erba rasa del prato  era di un fascino antico e vagando nei suoi sentieri pareva di abitare un mondo nuovo, in cui l'istinto era più impetuoso, e le conseguenze meno reali.

W. Sommerset Maugham, In Villa

venerdì 10 aprile 2015

Profilo

Profilo

L'età dei roditori 2



Gigio, quando la smetterrai di rosicchiare?
Non ci riesco, ce l'ho nel sangue oramai.
Il provolone?
Sì, produce  una provola fantastica,  lo fa perchè lo diverte, io invece il mio formaggio  lo vendo, ma fa schifo  a vederlo solo da lontano, se qualcheduno si avvicina per annusarlo poi si tappa il naso colle dita  e scappa via   inseguito dalla puzza, nessuno  compra il mio formaggio, adesso però imito di nascosto il provolone, chissà che non riesca a vendere una pezza, questo mestiere è molto duro, la concorrenza non ti lascia un attimo di tregua, neppure per andare al bagno e farsi una pisciatina. 
Però  corri dei rischi, i suoi formaggi sono conosciuti ai Più.
No, sono conosciuti ai Meno, nessuno conosce quell'idiota  (neppure io...) ed è nel mio interesse (sono furbo  io) che quell'idiota, insieme ai suoi  formaggi, resti per sempre quel perfetto sconosciuto che ora è.

C'era una Volta



c'era una volta il postino col baffetto in livrea che suonava il campanello e sull'uscio di casa porgeva lettere e cartoline.

martedì 7 aprile 2015

L'età dei roditori 3


L'immensa Dispensa a cielo aperto del web2.0 dove vengono a frugare di  nascosto roditori di ogni risma, alla ricerca di bocconi da ingurgitare,  di grana , gorgonzola e provolone  da rosicchiare.
Chiamatemi Gigio, davanti al mio naso sullo schermo il blog di un'oscuro dilettante, per me è come un corso di scrittura, mi sento imbarazzato,il professionista va a scuola dal dilettante, non potrei mai ammetterlo, la mia professionalità vacillerebbe , le mie certezze crollerebbero e così seguo il corso di nascosto, straziato dal dubbio che così facendo forse non sono molto corretto, di sicuro  , e chi se ne frega! non avrò mai il suo rispetto.

Philip Roth



le campanelle appese all'ingresso tintinnavano alla brezza, mandando un suono vitreo e misterioso, come se senza parole un ordine religioso accogliesse i visitatori invitandoli a meditare, nonchè a guardarsi intorno come se lì si venerasse qualcosa di piccolo e commovente.
dentro c'era un'impiegata, una ragazza rotondetta di diciotto o diciannove anni, che disse :salve e non fece storie perchè il negozio non era ancora aperto. 
così in alto sulla montagna , cadute le foglie autunnali, il primo di novembre i visitatori erano abbastanza rari, e la ragazza non se la sentii di respingere qualcuno che per caso era arrivato alle nove e un quarto del mattino.
aveva un'aria più disordinata che sregolata e per questo la ragazza, che stava dando da mangiare dei topi a un serpente in una scatola ai suoi piedi, tenendo ogni topo davanti al serpente con un paio di mollette fino al momento in cui il serpente lo afferrava di scatto e iniziava il lentissimo processo dell'indigestine, disse solo: salve, e tornò ai suoi impegni mattutini domenicali.



philip Roth, la macchia umana

domenica 5 aprile 2015

Maigret



Maigret chiuse il fascicolo.
accendi il motore, disse  con voce perentoria all'aiutante.
lui però era perplesso, non sarà di nuovo  quella vecchia  pratica già morta e sepolta?
scrollò lentamente il tabacco dalla pipa, salì in macchina, poggiò la schiena sul morbido schenale, distese le gambe, il fascicolo volò dal finestrino e, mentre i fogli si disperdevano nell'aria, la sagoma dell'auto nera diventava un puntino che scompariva dietro l'orizzonte.



sabato 4 aprile 2015

Storiella Zen

Un uomo camminava nella foresta e s’imbatté in una tigre, si mise a correre inseguito dalla belva.Giunse sull’orlo di un precipizio, ma per fortuna trovò da aggrapparsi al ramo sporgente di un albero.Guardò in basso, stava per lasciarsi cadere ma vide sotto di sé un’altra tigre. Come se non bastasse, arrivarono due grossi topi, l’uno bianco e l’altro nero, che incominciarono a rodere il ramo.Ancora poco e il ramo sarebbe precipitato.Fu allora che l’uomo scorse accanto a sé una bellissima fragola. Tenendosi con una sola mano, con l’altra spiccò la fragola e lo mangiò.Com’era dolce!

il Primordiale di Gigio


Topo Gigio aveva trovato una coscia di prosciutto affumicato, l'annusò colla punta del  muso, l'odore lo convinse che poteva azzardare un morso, il morso lo convinse della bontà del sapore e così si mise a mangiare il prosciutto affumicato.
Vennero altri topini, videro gigio che oramai leccava soltanto l'osso del prosciutto e gli chiesero stupiti come mai gigio avesse divorato un'intera coscia di prosciutto , i topi di solito mangiano solo formaggio.
Gigio si grattò la pancia rigonfia, spalancò la bocca e fece un gran rutto.
I suoi amici topi furono soddisfatti della risposta, salutarono gigio e scapparono via frusciando le code lunghissime.

Fiammy

Si era in aperta campagna, le fette di carne friggevano sulla griglia rovente spargendo fumo all'intorno, delicate mani di donna infilzavano i pezzi di carne che sibilavano e si contorcevano pel dolore, schizzi di sangue colpirono le guance della donna, la fronte spaziosa e gli occhiali. Colpirono inoltre la delicata maglietta azzurrina , i bianchi pantaloni aderenti, ma con disegni di rose grigio-azzurrine, anche il prato lì intorno si copriva degli schizzi di sangue delle fette di carne che eran zampill, .altri uomini e donne si avvicinaro alla donna inondata di sangue che strillava e piangeva, chiamarono un macellaio dal villaggio vicino, quello venne sul tardi,vide un'enorme pozzanghera rossa, in mezzo  c'era  la griglia  che ancora fumava, ma gli zampilli eran scomparsi e tutto era deserto


giovedì 2 aprile 2015

Mémoire Involontaire


l'amore per quella frase musicale parve suscitare in Swann la possibilità di una specie di ringiovanimento.da tanto tempo aveva rinunciato a dedicare la sua esistenza ad un fine ideale, e la limitava a perseguire le soddisfazioni quotidiane.si era quindi avvezzato a rifugiarsi in pensieri senza importanza che gli permettevano di lasciare da parte il fondo delle cose e nelle conversazioni si sforzava di non esprimere mai un'opinione intima delle cose, ma di fornire particolari materiali che  valessero in certo modo per se stessi e gli permettessero di non rivelarsi troppo.quando a volte si lasciava andare ad esprimere un giudizio su un lavoro o su un modo di intendere la vita dava allora alle sue parole un accento ironico, come se non aderisse per intero a quanto diceva.
ora, come certi malati, nei quali di colpo un paese nuovo, un regime diverso e talvolta un'evoluzione organica spontanea e misteriosa sembra produrre un tal regresso del loro male che essi cominciano a considerare la possibiltà insperata d'iniziare una nuova vita, così Swann trovava in se, nel ricordo di una frase musicale da lui udita, la presenza di una di quelle realtà invisibili cui aveva cessato di credere e alle quali, come se la musica avesse avuto sulla sua aridità morale una sorta di influsso elettivo, sentiva di nuovo il desiderio e quasi la forza di consacrare la propria vita.


Marcel Proust, un amore di Swann


Test

è solo un test: io ti scrivo, se tu non rispondi non superi il test.
e dopo che succede?
cosa vedi davanti allo schermo?
vedo un pugno chiuso col pollice alzato.
ecco quello che succede se non superi il test.
d'accordo, però adesso ti sto rispondendo, potresti pure togliere il pugno e farmi vedere il tuo profilo.
non posso farlo, non dipende da me, è una reazione automatica al test.qui agisce l'istinto.
l'istinto?
l'istinto o se vogliamo essere pignoli , il primordiale.
mamma mia che paura, il primordiale? e mi faresti vedere il primordiale?
certo basta mettere la mano...ma, mi prendi in giro?
mai stata più seria, lo sai, a me piace stimolare il primordiale, ad esempio ora sto toccando qualcosa
continua
il primordiale non parla, lui agisce


mercoledì 1 aprile 2015

il canto delle sirene


Tamara

questa mattina alla bettola al centro, sensazione piacevole spiacevole di sentirsi un estraneo,  pensavo di incrociare gli occhi di Tamara, invece c'era un'altra donna, o forse non c'era nessuno.

Nano



è il tuo cane

come si chiama?
nano
nano? 
sì, nano insulso per l'esattezza
da dove viene?
questo non lo so, aspetta che chiamo gugol, loro sanno tutto.pronto, parlo con gugol? mi sapete dire da dove viene il mio cane?
(aspetta qualche frangente attaccato al telefono).
viene dall'argentina? ho capito.
gugol risponde che viene dall'argentina.
grazie, davvero gentile.
(saluta e se ne va. ma richiamano al telefono e lui si ferma)
pronto, di nuovo gugol? 
(ascolta per un po' poi si rivolge all'uomo che aspetta).
gugol dice che c'è un errore, il nano insulso non viene dall'argentina.
e da dove viene?
dal brasile.


Chewing-gum



cos'è quella macchia bianca sul libro?
è un ciuingum
cosa?
si chiama ciuingum in inglese, gli italiani la chiamano...vabbè gli italiani non esistono più, insomma in italia si chiama gomma da masticare.
nel dialetto di un paese del sud che adesso non ricordo più, una volta la chiamavano gingomma.
gingomma? mi prendi in giro
no no dico sul serio.ricordo che nella mia infanzia masticavo gingomme tutto il giorno, ad es.  compravo un pacchetto di bubblegum, mi riempivo la bocca e muovevo vigorosamente  la mascella fino a quando i muscoli della faccia si irrigidivano per il dolore.i palloncini poi venivano così grandi che  mi tiravano  il collo e la testa ed io dovevo tenermi alla maniglia della porta se non volevo staccarmi da terra e volare nel cielo